The Drover’s Wife: parla la regista e protagonista Leah Purcell

Un’opera prima di innegabile impatto per Leah Purcell, regista, sceneggiatrice e protagonista di The Drover’s Wife – The Legend of Molly Johnson, in concorso al Taormina Film Fest e ispirato al racconto (datato 1892) di Henry Lawson, da cui la stessa Purcell aveva già tratto un testo teatrale e un romanzo. «È una storia molto importante per me», ha affermato infatti la cineasta, autrice e attrice, il cui vissuto ha diversi punti di contatto col personaggio al centro di The Drover’s Wife, tra cui l’essere cresciuta nell’Australia rurale (la Molly del film è la moglie di un mandriano) e il legame col popolo aborigeno. «Sono figlia di un uomo bianco, mia madre è un’indigena e mi leggeva questa storia quando avevo cinque anni», racconta Purcell, che aggiunge: «Anche mia madre era una mandriana, come suo padre. La parte aborigena della mia famiglia ha sempre vissuto di questo. È qualcosa che mi ha accompagnato».

Così come si rifà alla storia familiare e alla cultura della regista un’altra importante figura della vicenda, Yadaka, un aborigeno in fuga che si rifugia nell’abitazione di Molly. «Ho basato questo personaggio sul mio bisnonno, anche per la scena intorno al fuoco», spiega Purcell. Nel ruolo di Yadaka, ha colpito positivamente la performance dell’attore Rob Collins: «Non è difficile amarlo!», commenta in merito la filmmaker, che ha conosciuto l’attore quando questi aveva terminato la scuola di recitazione, lavorando con lui per lo show televisivo Cleverman: «Mentre scrivevo la sceneggiatura», dichiara Purcell, «avevo in mente lui per il personaggio, sapevo che avrebbe fatto un lavoro approfondito su quello che è la nostra gente». Di origine aborigena anche la giovanissima rivelazione Malachi Dower-Roberts, nella parte di Danny, figlio dodicenne di Molly. «L’ho incontrato in un sobborgo di Sidney», ha detto la regista, «è un ragazzino molto maturo e ha portato questa maturità nella recitazione».

Come l’acclamato e pluripremiato Il potere del cane di Jane Campion, The Drover’s Wife s’inserisce a pieno titolo nella schiera dei nuovi western rivisitati e decostruiti in chiave femminista. «La ragione per cui ho scelto questo genere», spiega Purcell, «è che io sono cresciuta in campagna, dove ciò che si poteva vedere in televisione era limitato, ma abbiamo visto una gran quantità di western». Senza contare che questa tipologia di film «ha consentito di rimanere fedele al modo in cui si parlava a quei tempi, al modo in cui le donne e i neri venivano trattati, alla violenza e all’abbondanza di armi che c’era». I modelli di riferimento spaziano da Clint Eastwood a Hondo con John Wayne, passando per Il buono, il brutto, il cattivo di Sergio Leone, 12 anni schiavo e la miniserie Godless.

Purcell si è inoltre soffermata sulla condizione della popolazione aborigena nell’Australia odierna. Sottolineando che la «questione indigena» resti apertissima, e l’uguaglianza sia ancora lontana dall’essere raggiunta, pur con una nuova speranza di cambiamento in questo senso: «Abbiamo recentemente votato un nuovo governo, laburista, che sta cercando di mettere in prima linea la voce delle persone indigene». Tra i segnali di questo cambio di passo, l’incarico conferito a Linda Burney, prima donna aborigena a ricoprire la carica di Ministra per gli Indigeni Australiani. «Avrà compito molto difficile», sottolinea comunque Purcell, «perché le popolazioni aborigene sono molto diversificate all’interno del Paese».

Per quanto riguarda il film e le sue istanze socio-politiche, la regista ha dichiarato di aver ricevuto un’accoglienza molto positiva in patria, «perché le persone vogliono sentirsi raccontare la verità». E l’intanto di Purcell è appunto quello «far fare al pubblico un percorso psicologico, emotivo, intellettuale», nonché di «provocare il dibattito». Da questo punto di vista, la cineasta giudica imprescindibile la condivisione dell’esperienza di un film come questo in sala, al netto della difficoltà arrecate dalla pandemia: «È di importanza vitale condividere queste storie epiche sul grande schermo, mi auguro che la comunità del mondo possa tornare a vivere questa dimensione». Il progetto di The Drover’s Wife, comunque, non si ferma qui: Purcell sta infatti lavorando a una serie tv che sarà invece ambientata nel 2020, e vedrà una discendente di Molly indagare sulle proprie origini.

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