“CINQUANTA SFUMATURE DI GRIGIO”: LA RECENSIONE IN ANTEPRIMA

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Un noiosissimo soft porno. Senza erotismo, senza eccitazione, senza perversione. Come definire altrimenti Cinquanta sfumature di grigio, presentato ieri al Festival di Berlino? Certo, Fantozzi direbbe “una boiata pazzesca”. Molto rumore per nulla, come previsto, e due ore di coda per uno dei film più attesi e meno interessanti dell’anno. Due ore trascorse a ripassare il libro, a sbuffare per l’attesa, a discutere di un fenomeno editoriale che offre molti spunti di riflessione. La sala Imax del Sony Center – circa 350 posti – si riempie in un baleno, la proiezione comincia con dieci minuti di anticipo, centinaia di persone restano fuori, ritenteranno con la proiezione successiva. E poi tutto va come deve andare, tra sbadigli, gran risate, commenti sarcastici, occhiate all’orologio. È subito evidente che Dakota Johnson, bella e sexy, sarà all’altezza della situazione, mentre non va così bene per il legnoso Jamie Dornan che nulla ha di attraente, se non il denaro, e quindi case, macchine, elicotteri, maggiordomi. Se fosse stato uno qualunque con la tendenza a essere un dominatore, sarebbe stato mandato a quel paese dopo un minuto. Tra un preliminare e l’altro, nella stanza dei giochi di Christian ci entriamo dopo circa un’ora e un quarto, ma quella camera verrà poco usata dalla coppia. Dopo le prime vere legnate, lei lo lascia a meditare sui suoi traumi infantili, quelli che gli impediscono di avere una relazione normale (tipo andare al cinema o a cena con una donna, dormirci insieme, abbandonarsi alle coccole…). Il poverino poi suscita l’ilarità generale soprattutto quando ne se sta da solo a suonare musiche tristi al pianoforte, tanto per sottolineare che qualcosa non va nella sua testolina.

Ma veniamo al punto. Quanti centimetri di carne si vedono nel film? E cosa si concedono i personaggi davanti alla macchina da presa? Molto, se avete in mente il film americano medio dove si fa l’amore avvolti nelle lenzuola, magari senza neppure togliersi la biancheria intima. Poco, se pensate che questa storia ha acceso le fantasie erotiche di milioni di lettrici. Lei si concede generosamente al nostro sguardo, ma c’è un limite a tutto, lui pochissimo. Qualche sculacciata, qualche frustata, labbra rosse morsicate, una spruzzata di bondage, sospiri, gemiti, corde che si tendono e una scena con i cubetti di ghiaccio rubata da Nove settimane e mezzo, che in confronto era assai più coraggioso. Un prodotto da collezione Harmony, patinatissimo, punteggiato da canzoni cool. Costruito su misura per piacere alle donne che in fondo in fondo sognano di essere dominate, legate, possedute? Agli uomini che dopo tanti momenti di fragilità riscoprono un ruolo ritenuto in via di estinzione? Il film andranno a vederlo in tanti, si sa, quelli che hanno letto la trilogia di E. L. James e quelli che ne hanno solo sentito parlare. E probabilmente si venderanno anche tanti sex toys, che però sullo schermo di vedono pochissimo. Ma se avete una cravatta, va bene anche quella, provare per credere.

Alessandra de Luca

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