Le anteprime: The Bad Guy

Nino Scotellaro è un magistrato antimafia sulle tracce di un boss che riesce sempre a sfuggirgli all’ultimo momento. I suoi metodi sono poco ortodossi, ma molto efficaci, per questo a un certo punto Nino si troverà accusato di essere uno di quelli che ha combattuto per tutta la vita. Condannato e messo in galera, riuscirà a fuggire e ad architettare la sua vendetta. Questa la trama di The Bad Guy, serie originale italiana Prime Video, prodotta per Indigo da Nicola Giuliano, Francesca Cima e Carlotta Calori e scritta da Ludovica Rampoldi, Davide Serino e Giuseppe Stasi, che ne firma anche la regia insieme a Giancarlo Fontana. Il “Bad Guy” ha il volto di un sorprendente Luigi Lo Cascio. Al suo fianco Claudia Pandolfi, Fabrizio Ferracane, Antonio Catania e un cast di caratteristi «tutti siciliani», come ci tengono a sottolineare i ragazzacci Stasi e Fontana, parte di un “Brat Pack” che sta dando una spallata al cinema italiano con prodotti fuori dagli schemi: Metti la nonna in freezer, Bentornato Presidente, entrambi di Stasi & Fontana, ma anche I peggiori e Gli uomini d’oro di Vincenzo Alfieri, il secondo con il contributo in sceneggiatura di Stasi e Alessandro Aronadio (di cui arriverà presto Era ora, visto all’ultima Festa di Roma).

The Bad Guy viene presentato oggi in anteprima mondiale al 40° Torino Film Festival ed arriverà su Prime Video dall’8 dicembre con i primi tre episodi (e i conclusivi tre il 15). Ne abbiamo parlato con Stasi e Fontana di fronte a un caffè in una calda giornata romana d’ottobre.

The Bad Guy è una dark comedy che racconta trent’anni di storia d’Italia.

Stasi: La serie nasce proprio da questo. Avevamo iniziato a leggere saggi e guardare documentari sulla trattativa Stato-Mafia, gli infiltrati di Cosa Nostra, i tentativi di cattura del boss Provenzano, e su tutto quel periodo, che ancora non si è esaurito, in cui era di moda demonizzare la magistratura, un mistero in un Paese che ha avuto Falcone e Borsellino. Sulla scia di tutto questo e della nostra esperienza con la satira nasce The Bad Guy.

Fontana: Di fatto è da sempre che proviamo a mascherare i nostri film da commedie.

Raccontando prima il precariato, poi la Repubblica Italiana e adesso la mafia.

F: È stata l’occasione di raccontare una storia come più ci piace, in maniera cruda, ma avevamo bisogno di un tema adatto.

S: Il nostro produttore Nicola Giuliano dice che la Mafia in Italia è come il Vietnam per l’America, un argomento che sono riusciti ad affrontare in tanti modi diversi, da Platoon ad Apocalypse Now. Noi volevamo parlare del nostro Vietnam camuffandolo.

Il tutto ambientato in un’Italia distopica ma non troppo, dove si intuiscono promesse incompiute che sembrano dire che un Paese diverso… è impossibile.

S: Più che altro è possibile ma tutto resta uguale, se non peggio. Il cinema fa una sintesi, anche rocambolesca, quindi tutto quello che potevamo prendere dalla realtà è condensato e l’immagine che ne viene fuori è quella di un’Italia totalmente negativa.

F: Si parte da riferimenti precisi a vicende capitate per esempio proprio a Falcone. Anche l’aquapark in cui è ambientata parte della storia viene fuori dalle carte del maxiprocesso, in cui è documentato che alcune famiglie mafiose erano riuscite a mettere le mani su dei fondi europei per costruire questi parchi poi mandati in rovina. Da questi elementi reali partiamo per raccontare la storia di un magistrato, che potrebbe anche esistere, e che decide di fare il suo lavoro dall’altra parte.

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