Fin dall’uscita delle prime immagini del trailer di The Legend of Ochi, la sensazione generale è stata quella di avere di fronte a noi un film per famiglie uscito direttamente dagli anni 80’. Ci ha ricordato E.T. – L’extraterrestre e fatto pensare a Gremlins per la somiglianza delle sue creature. Con fiducia ci siamo abbandonati a questo nostalgico sentimento per tutta la visione del film, per poi scoprire, grazie ad un’interessante chiacchierata con il regista, Isaiah Saxon, e l’attrice protagonista, Helena Zengel, che l’ispirazione è arrivata da tutt’altra parte.
LEGGI ANCHE: The Legend of Ochi, la recensione di un film dal cuore artigianale
Non si vedono più tanto spesso film artigianali come questo, realizzati senza la CGI. Da dove viene la scelta di usare dei pupazzi animatronici per fare gli Ochi?
«Se guardi la storia del mio lavoro» ci ha raccontato Saxon «cerco sempre di creare cose con le mie mani. È ciò che mi piace fare, lo trovo più divertente. Questo è un film live action, con persone vere e quindi volevo che anche l’Ochi fosse reale. Non ho mai pensato a vecchi film o alla nostalgia. Credo che il potere dei burattinai sia come quello di una mano umana che crea la vita: una cosa che la CG non potrà mai fare. Abbiamo usato la Computer Grafica per alcune riprese più acrobatiche, come quella dell’Ochi che salta da un albero. In quel caso era necessaria, ma la performance primaria è tutta con dei pupazzi animatronici. La trovo semplicemente migliore».
Gli Ochi ricordano molto i Gremlins di Joe Dante, anche se loro sono indubbiamente molto più carini dei Mogway… Hai preso qualche tipo di ispirazione?
«Pensa che non ho mai visto Gremlins. Vorrei farlo, forse dovrei! Ho visto solo Gremlins 2, che mi è anche piaciuto, ma l’ispirazione per gli Ochi viene da un’altra parte. La prima fonte è stata la natura. Volevo creare un sentimento realistico primitivo, volevo che i bambini potessero immaginare una specie che non avevano mai imparato a conoscere, che non avevano ancora mai visto. Mi sono ispirato al rinopiteco dorato, che è un primate in via di estinzione nelle montagne della Cina. Poi a vari lemuri e tarsidi. Diciamo che il design degli Ochi è praticamente tutto basato su questi primati.
Poi sì, se penso a film come E.T. sicuramente sono stati influenti, anche se in termini di nostalgia d’infanzia, l’unico film che ho visto da bambino al quale mi sono ritrovato a pensare è stato “Chi ha paura delle streghe?” di Nicolas Roeg. C’è l’animatronica di Jim Henson, delle terrificanti protesi, Angelica Houston che interpreta questa strega disgustosa… quel film davvero mi è rimasto nella testa da bambino e penso di aver attinto molto da quello spirito».

Helena, come è stato lavorare su questo set? Cosa ti è piaciuto di più?
«È stato super eccitante. Quando ho letto la sceneggiatura, l’ho trovata subito molto bella. Mi permetteva di giocare con qualcosa che non era propriamente reale, anche se quando ho scoperto che ci sarebbero stati dei veri pupazzi, all’improvviso è sembrato tutto più reale! Stare sul set è stato bellissimo, Isaiah è un regista fantastico e ho avuto dei colleghi eccezionali come Willem Dafoe, Finn Wolfhard, Emily Watson, per non parlare dell’Ochi! Ci siamo divertiti molto, a volte è stato difficile, ma ho amato stare in Transilvania, in montagna, girare in quei posti in cui mi sentivo come se fossi un po’ indietro nel tempo. C’era qualcosa di curativo. Poi ho fatto molte escursioni e ho anche portato a casa un cane! Ho salvato un cane che era stato investito da un’auto, ora è a casa mia.
La scena preferita?
«Rivedendolo ora, quella del supermercato. Al 100%. Credo sia la più divertente di tutto il film».