Helen Hunt al Taormina Film Fest: «Diamo alle donne anche i film importanti»

L’attrice premio Oscar riflette sulla sua carriera e la parità di genere ad Hollywood. E anticipa: “Sono nel nuovo film di Peter Greenaway con Dustin Hoffmann”

Capelli sciolti, sorriso schietto e una lunga familiarità con il cinema: Helen Hunt è arrivata al Taormina Film Festival con la grazia discreta di chi ha attraversato Hollywood da protagonista, senza mai perdere il senso della realtà. “Sono cresciuta con i film. Essere per la prima volta in un luogo così ricco di storia come Taormina è davvero speciale”. L’attrice, premio Oscar per Qualcosa è cambiato, ha ripercorso alcuni momenti chiave della sua carriera decennale, dal blockbuster Twister alla commedia romantica What Women Want, The Sessions (“una delle mie interpretazioni preferite”), la serie cult anni Novanta Mad About You, fino al nuovo film di Peter Greenaway appena finito di girare in Italia con Dustin Hoffmann.

“Sono stata fortunata”, racconta. “I miei genitori non mi hanno mai spinta a diventare attrice, ma quando ho scelto di farlo, mi hanno sostenuta. La mia famiglia ha sempre considerato l’arte molto importante”. Impossibile non partire dal film che l’ha consacrata a livello mondiale al fianco di Jack Nicholson, una leggenda di cui Hunt parla con affetto e profondo rispetto: “Pensavo che sarebbe stato imprevedibile, invece ci siamo trovati simili. Abbiamo studiato recitazione allo stesso modo, con le stesse esigenze. Sembrava un compagno di corso, non una star. Ma recitare con lui è come dividere la scena con un animale: lo guardi perché non sai mai cosa farà. E io aspiro ad essere così”. Sull’Oscar vinto e il discorso di premiazione ammette che “le piacerebbe rifarlo per goderselo di più, senza pensare agli abiti o a chi ti dimentichi di ringraziare sul palco”.

Con pragmatismo e diplomazia risponde poi alle domande su Hollywood, MeToo e parità di genere: “Le cose stanno cambiando seppur molto lentamente. Bisogna partire dalla scrittura. Una buona sceneggiatura include giovani, anziani, persone di ogni colore. Se vogliamo vedere più donne protagoniste, dobbiamo sostenere le sceneggiatrici”. Di fondo, sostiene, c’è anche una questione di potere, soprattutto nella televisione americana: “Chi dirige il primo episodio di una serie guadagna in parte su tutti gli altri episodi. Alle donne raramente fanno dirigere i pilot. Dobbiamo ottenere anche quello”. Su MeToo e le sue conseguenze: “Ho conosciuto per anni attrici che avevano tre o quattro brutte storie da raccontare. Prima non sapevi a chi dirle, rischiavi grosso. Ora se qualcuno parla in modo inappropriato, e una donna dice qualcosa, quel qualcuno ha paura. Ed è un grande passo avanti”.

Non solo attrice, ma anche regista e sceneggiatrice, Hunt ha diretto due film – il suo preferito resta Quando tutto cambia, con Bette Midler, Colin Firth e Matthew Broderick – e sta scrivendo la sua terza sceneggiatura. “È difficilissimo scrivere una buona storia. Sto lavorando ad una commedia romantica, un genere che sembra semplice, ma non lo è”. Ammette di non aver visto il recente remake di Twister (“ma mi dicono che è buono”) e che oggi è sempre più difficile trovare delle idee originali. Tra i suoi ultimi lavori va molto fiera di Hacks, la serie comedy con Jean Smart e Hannah Einbinder in cui ha interpretato un cinico capo televisivo nella terza stagione (ancora inedita in Italia). Come resta (per ora) inedito il titolo del nuovo film di Peter Greenaway girato a Lucca con Dustin Hoffmann. “È un film sulla morte. Io, Dustin e nostra figlia arriviamo a Lucca e ce la ritroviamo davanti. È una storia folle. Ma d’altronde, stiamo parlando di Greenaway”.

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