«Non fatemi domande su Spider-Man, mi raccomando», ha esordito James Franco sul palco del Taormina Film Fest, con un sorriso ironico. Voleva parlare prima di Thena, il film indipendente scritto da sua madre Betsy e diretto dal giovane Peter Gold, che Franco ha prodotto con grande coinvolgimento. Non si è tirato indietro, però, quando uno studente gli ha chiesto di riflettere sull’impatto che la trilogia di Sam Raimi ha avuto nel panorama dei cinecomic. “Spider-Man è stato tanto tempo fa, quasi venticinque anni,” ha raccontato. “All’epoca non esisteva ancora l’universo Marvel di oggi. C’erano solo gli X-Men, e poi, all’improvviso, Spider-Man”. Franco aveva fatto il provino per il ruolo di Peter Parker in un’audizione che sembrava già un set cinematografico vero e proprio. “Mi dissero che avevo fatto un buon lavoro e che dovevo aspettare. E io ho aspettato. Sei settimane. Ogni giorno il mio agente riceveva una chiamata. Ogni giorno pensavo: forse è oggi.” Il ruolo poi andò a Tobey Maguire, ma non fu una sorpresa. “Stavo girando James Dean negli studi Sony, e un giorno ho visto Tobey fuori da un capannone. Ho capito subito: stava entrando a fare il test. E ho capito che l’avrebbe preso, perché Sam Raimi voleva lui”. Franco, però, ricevette una chiamata dallo stesso Raimi: “Mi disse ‘Mi piaci, voglio che tu faccia Harry’. E devo essere onesto, all’inizio ho esitato. Sembrava un passo indietro.” Ma poi accettò. “Non sapevamo cosa sarebbe diventato il film. I cinecomic non erano quello che sono ora. Ma ho imparato una cosa: se ti fidi delle persone con cui lavori, se rischi, può funzionare”. Il resto è storia. “All’inizio pensavo che il film fosse ridicolo. Vedevo gli stuntman con il costume di Spider-Man e sembravano usciti da Disneyland. Ma mi sbagliavo. Il film fece il più grande incasso di sempre e lanciò l’era dei cinecomic”. Franco ha sottolineato che questa lezione – credere nel progetto anche quando sembra incerto – lo ha accompagnato per tutta la carriera: “Vale anche per Il pianeta delle scimmie. All’inizio pensai: ma cos’è questa roba? Motion capture? Poi è diventata pionieristica”.
Quella stessa attitudine al rischio e alla fiducia ha guidato Franco anche nel progetto Thena, un film a lui molto caro, che risale a quando James e sua madre incontrarono Peter Gold in un laboratorio scolastico di cinema che Franco stesso teneva a Palo Alto. “Conosco Peter da quando era al liceo,” ha spiegato Franco. “Ero tornato a insegnare nella mia vecchia scuola a Palo Alto, e lui era lo studente più talentuoso. Con il tempo è diventato come un quarto figlio per mia madre.” È stato proprio in quel contesto che è nato il primo progetto comune, Metamorphosis, e da lì, anni dopo, il seme di Thena. Il film racconta la storia di una giovane donna alle prese con la dipendenza e la vita per strada a San Francisco, mentre il fratello intraprende un viaggio per ritrovarla. Il film è ispirato a esperienze personali e storie raccolte da Betsy Franco in anni di lavoro con ragazze detenute in un carcere minorile. “Quelle voci, quelle esperienze – ha raccontato – sono diventate la spina dorsale della sceneggiatura.”
Peter Gold, oggi neanche trentenne, ha raccontato di come inizialmente non pensasse di dirigere il film, ma di essersi poi ritrovato coinvolto emotivamente, fino a lasciare momentaneamente l’università di New York per portare avanti la produzione: “Man mano che lavoravamo alla storia, ho iniziato a vedere riflessi della mia vita, di persone vicine che hanno lottato con la dipendenza. È diventato catartico. Vita e arte si sono fuse.” “Per noi contava raccontare la verità, non solo fare un film” continua. Il set è stato popolato da veri membri della comunità locale, incluso chi vive effettivamente in strada. “Non volevamo rappresentare l’esperienza dell’emarginazione da lontano. Volevamo viverla con rispetto”

Nel cast la protagonista è Izabel Pakzad, compagna di Franco nella vita reale. Come attrice, racconta di ave partecipato per la prima volta solo a un reading informale, durante il lockdown, ma qualcosa in quel personaggio l’ha colpita: “Quando l’ho letta, ho sentito subito che la conoscevo. Non volevo forzare la mano, ma pensavo: io questa donna la capisco.” Il suo personaggio è una musicista che sogna una carriera artistica, ma finisce per perdersi. “Non è solo una storia di dipendenza. È una storia di chi perde la fiducia in se stesso e cerca di sparire.”
Franco ha sottolineato più volte quanto questo film rifletta un percorso non solo artistico, ma profondamente personale, intrecciato alla propria crescita, alla madre, ai fratelli, e alla consapevolezza che “non basta avere talento: devi essere disposto a lavorare, a sostenerti da solo, a prenderti la responsabilità della tua vita.” Un principio che ha imparato presto, quando da giovanissimo lavorava al McDonald’s di Sherman Oaks per mantenersi. “E proprio lì, in quel periodo, ho ottenuto il mio primo spot pubblicitario. Da quel momento in poi, mi sono sempre mantenuto da solo come attore.” Oggi, guardando Thena, James Franco vede più di un film. Vede un ponte tra generazioni, una storia di riscatto, e un modo per dare voce a chi spesso viene ignorato. “A volte sono proprio i progetti più strani, quelli rischiosi, quelli senza rete, a diventare i momenti che cambiano tutto. Devi solo avere il coraggio di saltare”.