ROMAFF11 – OLIVER STONE: «IL MIO SNOWDEN È UN FILM KAFKIANO »

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Edward Snowden (Joseph Gordon-Levitt), il ventinovenne ex tecnico informatico della CIA, che con le sue rivelazioni relative ai programmi di intelligence degli Stati Uniti progettate per intercettare anche le comunicazioni di semplici cittadini, è il protagonista del thriller politico firmato da Oliver Stone presentato alla Festa del Cinema di Roma. Dopo che la sua storia era stata raccontata dal documentario Premio Oscar, Citizenfour, diretto da Laura Poitras nel 2015, il regista statunitense, ha realizzato un biopic che ripercorre le tappe fondamentali che hanno portato al Datagate, lo scandalo scoppiato durante l’amministrazione Obama all’indomani degli articoli firmati da Glenn Greenwald sul Guardian. «Le informazioni date da Snowden sono state significative, ma non credo che la maggior parte delle persone le abbia comprese», racconta il regista in conferenza stampa, «Ci ho messo del tempo io stesso per capire la storia. L’ho incontrato nove volte ed è stato interessante esplorare il suo lavoro. Incredibile poi come ha rivelato le informazioni». Ma Snowden più che concentrarsi sulle ripercussioni che quelle informazioni segrete hanno avuto sul mondo, racconta la storia immediatamente precedente, partendo da una stanza d’albergo di Honk Kong per tornare indietro nel tempo e mostrare il percorso umano e lavorativo che ha permesso al giovane informatico di prendere una decisione che ha cambiato la sua vita e la Storia.

Dopo Platoon, JFK, Nixon e World Trade Center, Stone, torna a raccontare un’altra pagina dell’America – «Non è stato possibile finanziare il film negli States così siamo andati in Francia e Germania per poi girare a Hong Kong e Mosca» – che a pochi mesi dalle elezioni presidenziali assume una valenza ancora più forte. «Mi chiedono tutti di Trump. Non credo possa farcela, ma bisogna ricordare che l’alternativa è la Clinton che rappresenta il sistema USA. Sarà molto più militare di Obama…Ma è meglio non parlarne ora» puntualizza il regista. Basato su due libri, The Snoden files di Luke Harding e Time of the Octopus di Anatoly Kucherena, il film, presentato al Toronto International Film Festival, ha avuto un percorso lungo e complesso durato nove anni nel quale Stone e Snowden hanno avuto modo di confrontarsi sulla realizzazione della pellicola. «Snowden ha visto il film e ha corretto alcune cose dando dei consigli utilissimi. Mentre lo giravo avevo paura che qualche hacker facesse uscire il film di nascosto ma fortuna non è successo».

Ad interpretare l’ex dipendente della CIA, Joseph Gordon-Levitt che ha diviso il set con Shailene Woodley nel ruolo della fidanzata di Snowden, Lindsay Mills, Melissa Leo in quelli di Laura Poitras e Zachary Quinto in quelli del giornalista britannico. E proprio con il protagonista del suo ultimo film, Oliver Stone, sente di avere dei punti in comune. «Come lui sono nato conservatore, ma poi è arrivato il Vietnam… Snowden era più giovane di me, quindi più coraggioso, con la compagna al suo fianco» sottolinea il regista che aggiunge come il suo «è un film kafkiano con Edward Snowden inserito in un sistema così potente che finisce per compiere azioni fuorilegge». In sala dal primo dicembre grazie a Bim Distribuzione, la storia dell’eroe/traditore mostra per Stone come «sia necessario stare attenti. Siamo tutti potenziali sospettati. Tutto può diventare un reato».