“Gatta Cenerentola”: un estratto della recensione di Piera Detassis

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Gatta Cenerentola

Italia, 2017 Regia Alessandro Rak, Ivan Cappiello, Marino Guarnieri, Dario Sansone Voci Massimiliano Gallo, Maria Pia Calzone, Alessandro Gassmann Distribuzione Videa Durata 1h e 26’

IL FATTO — Cenerentola è l’adolescente Mia, cresciuta all’interno della Megaride, un’enorme nave ferma da anni nel porto di Napoli. Suo padre Vittorio Basile, armatore e scienziato, è morto prima di poter mettere in atto l’invenzione che avrebbe potuto far rifiorire il porto. Da allora, nel progressivo degrado ambientale, Mia vive schiava della matrigna Angelica, complice della morte del padre, e delle temibili sei sorellastre. La Megaride è diventata covo di malaffare e il boss è Salvatore Lo Giusto, detto O’ Re, che sogna il mondo dello spettacolo, ma traffica in cocaina. D’accordo con la matrigna, sua amante, attende i diciotto anni di Mia per strapparle tutta l’eredità…

L’OPINIONE – La Cenerentola dei Grimm e di Perrault è quella della scarpetta, talvolta di cristallo, sempre perduta a favore di Principe. Il mondo la conosce nell’iconografia Disney, pochi ricordano che il personaggio nasce nel Seicento dalla penna di Giambattista Basile, l’autore cui si ispira Matteo Garrone per Il racconto dei racconti. Insomma una Gatta Cenerentola più aspra e per nulla sognante, già magnificamente trascritta per il teatro da Roberto de Simone. A questa tradizione, con molta libertà, si ispirano Alessandro Rak, Ivan Cappiello, Marino Guarnieri e Dario Sansone, i registi/animatori di Mad Entertainment, la factory napoletana che aveva già fatto meraviglie con il cartoon L’arte della felicità.

L’ispirazione dark è rispettata, la cenere è una caligine che piove buia e inarrestabile su tutte le immagini, limatura del degrado, segno di qualcosa di minaccioso e tossico che ha invaso la città di Napoli. Dove sta allora l’incanto di questo cartone per adulti tutto italiano, prodotto da Luciano Stella e Carolina Terzi? Nell’animazione fluida e morbida, nei movimenti di macchina di ampiezza cinematografica, nell’aggiornamento di sorellastre e matrigna ai tempi moderni del consumo e dell’ipervisibilità.

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