L’ultima diva se n’è andata: si è spenta a 96 anni Valentina Cortese, l’attrice musa di Strehler, Truffaut (in Effetto notte, grazie al quale ricevette una nomination al Premio Oscar), Antonioni, Fellini e di tantissimo teatro d’autore.
Valentina Cortese è stata una delle attrici italiane più amate anche a Hollywood, un’icona di stile, col vezzo dell’immancabile foulard in testa che, scrisse lei nell’autobiografia Quanti sono i domani passati, «non è snob e non copre la calvizie, ma cita il fazzoletto che tenevano le campagnole lavorando per proteggersi dal sole, è una carezza che mi accompagna».
Negli anni è stata un’amica intima di Ingrid Bergman, Gregory Peck, Paul Newman, Cary Grant, Fred Astaire. La recitazione è stata tutta la sua vita. Debutta a 17 anni, nel 1940, in La cena delle beffe di Alessandro Blasetti, poi la accoglie Hollywood: gira grandi successi come Malesia, del ’49, con James Stewart e Spencer Tracy, il thriller Ho paura di lui (1951) di Robert Wise, La contessa scalza (1954) di Joseph Mankiewicz accanto ad Ava Gardner e Humphrey Bogart. Il successo la segue anche in Italia: vince il Nastro d’Argento come miglior attrice non protagonista per Le amiche di Michelangelo Antonioni, poi è nel cast di Giulietta degli spiriti (1965) di Federico Fellini.
Nel 1973 arriva la nomination al Premio Oscar come miglior attrice non protagonista per Effetto notte di François Truffaut: lo vincerà Ingrid Bergman, che dedicherà però il premio a lei.
La sua vita, iniziata in miseria nella campagna lombarda come “figlia illegittima”, e proseguita poi a Torino a casa della nonna, è stata segnata anche da tanti dolori. Il più grande, la morte nel 2015 del figlio unico, Jackie Basehart, frutto dell’amore con l’attore Richard Basehart.
La camera ardente è al Piccolo Teatro Grassi di Milano, giovedì 11 luglio dalle 12 alle 19 e venerdì fino alle 10.30, seguite dai funerali alle 11 nella chiesa di San Marco.