Cicutto e Barbera: «L’edizione-laboratorio funziona anche senza gli avvocati delle Major»
Alberto Barbera: «Sogno un pink carpet»
Jasmine Trinca e Clive Owen in viaggio per Giorgia Farina
Cicutto e Barbera: «L’edizione-laboratorio funziona anche senza gli avvocati delle Major»
L’«edizione laboratorio sta funzionando, possiamo azzardarci a dire che l’Italia è il primo Paese ad essere ripartito in sicurezza con un grande festival del Cinema». A Venezia 77 è tempo di primi bilanci e il neo presidente della Biennale, Roberto Cicutto, assieme al direttore della Mostra Alberto Barbera sottolineano il successo raccolto dalla Mostra nei primi 7 giorni di svolgimento, nonostante la lista infinita di vincoli e problemi da superare con la quale si è dovuto fare i conti al momento di decidere di svolgere il Festival.
Un grande successo di organizzazione e di immagine per la Biennale e per il Paese, che ovviamente fa i conti con numeri inferiori rispetto allo scorso anno: «5.000 accreditati su 12mila del 2019, 20mila biglietti già venduti su 80mila dello scorso anno». «Ma il livello dei film – ha sottolineato Barbera – mi ha soddisfatto. E teniamo conto che il bacino di pesca era ridotto». Barbera ha ricordato la quantità di cinematografie rappresentate («oltre 50»), nonostante non si si sia potuto contare sulla presenza delle major di Hollywood, che hanno impedito «tramite i loro legali a qualunque talent di venire, anche quelli che avrebbero voluto e volevano farlo sotto la propria responsabilità». Non c’è stato nulla da fare «neanche per gli indipendenti che come nel caso di One Night in Miami – l’esordio di Regina King, papabile per gli Oscar – ci sono come film ma non come delegazione».
E se Cicutto ricorre alla battuta per commentare il red carpet reso forzatamente non visibile al pubblico per evitare assembramenti («Sembra un oggetto metafisico alla De Chirico, un set, più che il consueto luogo di glamour e contatto con le star»), Barbera si gode le critiche più che positive giunte dalla grande stampa internazionale (Hollywood Reporter, New York Times, Times) e non drammatizza l’articolo di Variety (per altro partner storico del Festival di Cannes) che nota l’assenza di almeno un giurato afroamericano: «Negli Usa hanno i nervi scoperti su questo, ma non sono nostre ossessioni. La lista di tutte le persone contattate, afroamericani compresi, che non hanno potuto accettare il nostro invito per ovvie difficoltà di viaggio è davvero lunga».
Diversa la reazione all’articolo apparso ieri su Le Monde, che definisce Venezia 77 «una mostra amorfa in un clima di allerta sanitaria»: «Le Monde – commenta – va nella media degli altri giornali, per ora in stragrande maggioranza persino imbarazzanti negli elogi». Dell’esperienza di questa Mostra atipica potrebbe restare il prossimo anno il sistema di prenotazione elettronica dei biglietti, che evita le tradizionali lunghe file agli ingressi e consente una fruizione ottimale dei posti disponibili.
Flavio Natalia
Alberto Barbera: «Sogno un pink carpet»
Che questo sarebbe stato l’anno delle donne alla Mostra dell’arte cinematografica è già stato detto. Ma cosa si può fare per riequilibrare la presenza dei due sessi nelle produzioni cinematografiche di tutto il mondo? La risposta è arrivata da un incontro che si è tenuto ieri all’Hotel Excelsior, l’Annual seminar on gender equality and inclusivity in the film industry. «Tra i miei sogni c’è anche quello di trasformare il tappeto rosso in un tappeto rosa – ha detto il direttore artistico della Mostra del Cinema, Alberto Barbera – ma noi della Mostra non possiamo far nulla per riequilibrare la presenza dei generi nelle produzioni mondiali. Quello che possiamo fare (e stiamo già facendo) è con la Biennale College dove due dei quattro film in produzione sono diretti da donne e sono qui alla mostra». «Cercare un equilibrio è una battaglia giustissima – ha aggiunto Barbera – che però va combattuta senza creare danni collaterali».
Tra i relatori anche Luisella Pavan Woolfe. Secondo la direttrice dell’Ufficio di Venezia del Consiglio d’Europa «l’obiettivo è garantire l’accesso alle produzioni a tutti dandogli le stesse opportunità» mentre per Anna Laura Orrico, sottosegretaria del ministero per i Beni e le attività culturali, «Si deve partire dall’educazione di base: fin da piccoli, bambini e bambine devo avere la possibilità di orientarsi seguendo le proprie aspirazioni e non essere indirizzati in base al sesso». «La legge sul cinema del 2016 del governo – ha concluso Orrico – ha posto le basi per creare un bilanciamento e favorire la parte creativa delle donne».
Jasmine Trinca e Clive Owen in viaggio per Giorgia Farina
Coppia d’eccezione per Guida romantica a posti perduti (di Giorgia Farina, alle GdA): Jasmine Trinca (premiata a Cannes e ai David per Fortunata, a Venezia per Il grande sogno e agli ultimi David e Nastri d’argento per La Dea fortuna ) e Clive Owen (Golden Globe per Closer e memorabile interprete di film come I figli degli uomini).
La prima (presente alla proiezione con Andrea Carpenzano e Irène Jacob) è Allegra, blogger di viaggi troppo ansiosa per viaggiare davvero: un personaggio con qualcosa della regista, dice quest’ultima («Jasmine non soffre di attacchi di panico, però io sì»), e «moderno» nel porre il tema dei disturbi psicologici e della tentazione di isolarsi tra casa e social. Owen invece è il depresso e alcolizzato Benno.
L’attore, racconta la regista, «fin da subito si è mostrato aperto a qualsiasi tipo di idea, anzi era lui spesso il collante, ci portava ad osare, è un attore che non vorrebbe mai finire di girare». Il film è una commedia agrodolce on the road, dove, sottolinea Farina, «ogni tappa riesce a far aprire questi personaggi», che sono «estremamente incompiuti», perché vivono «in un passato verso cui è impossibile tornare». Il film è stato applaudito nelle proiezioni in sala.
Emanuele Bucci