La grande occasione della Festa

Ritrovarsi in sala, finalmente, uno accanto all’altro (sia pure con le mascherine), applaudire la star del cuore o sentirle raccontare il loro rapporto con il cinema e con la vita, parlare di cinema, vivere di nuovo il cinema anche in luoghi dove in genere questo non accade, dal Teatro dell’Opera al Policlinico Gemelli, dal Carcere di Rebibbia alle tante Librerie indipendenti. E poterlo di nuovo fare – al sicuro grazie a un immenso sforzo organizzativo anti Covid – nella città che da sempre rappresenta nell’immaginario la capitale del cinema: Roma. 

Da oggi – anzi per la verità da ieri sera, grazie alla preapertura dedicata a Io sono Babbo Natale, l’ultimo film interpretato da Gigi Proietti – tutto ciò torna possibile grazie alla sedicesima edizione della  Festa del Cinema di Roma: 12 giorni di proiezioni, incontri, anteprime, omaggi (tra gli altri, a Monica Vitti proprio pochi giorni prima dei suoi 90 anni), retrospettive, red carpet, “duelli” addirittura,  tutti dedicati a una passione, quella per il cinema, che per il Paese significa un pezzo importante di cultura condivisa e per Roma una delle poche industrie ancora fiorenti, parte integrante della ricchezza e delle modalità espressive della città e per questo da difendere con determinazione.

Lo scorso anno la Festa si trovò a essere l’ultimo grande festival cinematografico a svolgersi in presenza (e si trattò di una sorta di miracolo organizzativo), pur tra tante limitazioni, prima del secondo lockdown, simbolicamente decretato il giorno dopo la chiusura della manifestazione. E’ stato lunghissimo, e per molti mesi è sembrato addirittura poter spezzare gli ingranaggi che regolavano la vita e il respiro del cinema. Ora tocca di nuovo a Roma, dopo il grande successo della Mostra di Venezia, festeggiarne la ripartenza proprio nel luogo dove il cinema ha la sua casa. 

Lo sforzo organizzativo, e artistico, oltre che logistico, appare enorme. Lo è anche la proposta di titoli, oltre 170, la loro varietà e quella delle possibilità (e località) di fruizione, alle quali dà un forte contributo anche la sezione indipendente di Alice nella città. Alla forza dei film si aggiunge quella delle star, alcune delle quali assolute, come Quentin Tarantino, Tim Burton, Alfonso Cuaron, Johnny Depp, e la possibilità di incontrarle, ascoltarle negli Incontri, festeggiarle su un red carpet che non può ancora essere quello pre covid ma consentirà comunque un contatto ravvicinato con gli appassionati. E poi la città che si apre alla Festa grazie alla moltiplicazione dei luoghi dove fruirlo, e le sale che riaprono grazie alla manifestazione  dopo lunghi mesi di chiusura. 

È davvero una festa, ma anche una occasione, oltre che una responsabilità. Perché i grandi festival del cinema hanno assunto un’importanza maggiore dopo la pandemia. A loro spetta il compito di ripristinare quel rapporto diretto tra film, autori, protagonisti e pubblico degli appassionati che l’emergenza Covid ha interrotto per 16 mesi, e che le manifestazioni svoltesi online hanno surrogato, senza però riuscire a mantenere realmente vivo, al di là dei numeri importanti racconti sul web da alcuni di questi. E anche quello di reinserire nel circuito della comunicazione occasioni per parlare di cinema d’autore attraverso i media, stimolando l’interesse del pubblico e facendo di nuovo sentire agli appassionati che i film e i loro protagonisti sono qualcosa di vivo, reale, parlante, al di là dei prodotti che confezionano e dei post su Instagram attraverso i quali si fanno pubblicità. 

Gli organizzatori della Festa del Cinema che si apre oggi hanno saputo creare questa (grande) occasione. Ora sta alla città saperla cogliere. Ribadendo – attraverso la partecipazione – che il grande cinema ha la sua casa naturale a Roma.  E difendendone il radicamento. Anche questo quotidiano digitale, che accompagnerà la Festa nei suoi 12 giorni illustrandone i tanti diversi sapori, vuole essere uno strumento al servizio di una fruizione il più possibile massiccia, consapevole e informata. 

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