The Tender Bar, la recensione

George Clooney dirige un Ben Affleck da Oscar

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The Tender Bar
TENDER BAR

The Tender Bar segna l’ottava volta dietro la macchina da presa per George Clooney, regista appassionato che però, tranne un paio di mirabili occasioni, non è mai riuscito a dare continuità a questo suo secondo lavoro.

Confessioni di una mente pericolosa e Good Night and Good Luck, le sue due prime regie, sono ancora senz’altro i suoi lavori di maggior pregio. I film successivi sono in gran parte dimenticabili, con l’eccezione del dramma politico Le idi di marzo, anche quello comunque affetto da qualche problema che ne minava la forza narrativa.

Clooney regista ha sempre avuto un’ambizione superiore al suo reale respiro tecnico e narrativo. Per questo mettere le mani su una storia piccola e in qualche modo anche molto personale era la maniera migliore per ritrovare lo smalto perduto.

The Tender Bar, presentato in anteprima mondiale al BFI London Film Festival 2021, è tratto dal romanzo autobiografico omonimo di J.R. Moehringer, giornalista e scrittore vincitore del premio Pulitzer, noto per avere scritto insieme al diretto interessato l’autobiografia del tennista Andre Agassi, Open.

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George Clooney sul red carpet del BFI London Film Festival in occasione della premiere di The Tender Bar

La storia ripercorre l’infanzia e l’adolescenza di Moehringer, passata in gran parte nel bar dello zio, il Dickens, così chiamato per la grande passione che aveva il fratello di sua madre per la lettura.

Tipico film del genere coming of age, The Tender Bar può contare sulla sceneggiatura di William Monahan (premio Oscar per The Departed) che rende il racconto fluido e asciutto, incentrandosi soprattutto sul rapporto zio-nipote nelle due diverse fasi della vita del giovane J.R., interpretato da bambino dal portentoso Daniel Ranieri e da Tye Sheridan (Ready Player One) in età da college.

The Tender Bar è un manuale di educazione alla vita che ha per professore un Ben Affleck pieno d’umanità e calore. Dopo avere vinto due Oscar, per la sceneggiatura di Will Hunting, genio ribelle, e in veste di produttore come miglior film per Argo (condiviso proprio con Clooney e Grant Heslov), Affleck sembra avere trovato la giusta maturità anche come attore. Il suo zio Frank è tratteggiato con passione e misura, senza andare mai sopra le righe e con un paio di scene davvero memorabili.

Una candidatura all’Oscar non sarebbe demeritata.

Girato con uno stile molto asciutto, con un montaggio classico e interpretato da ottimi caratteristi di contorno, tra cui il caro Christopher Lloyd, ovvero il mitico Doc di Ritorno al futuro, The Tender Bar è una bella sorpresa da parte dell’attore, regista e produttore Clooney, che ha forse capito che il suo cinema può funzionare meglio in una dimensione più intima e sentimentale.

RASSEGNA PANORAMICA
VOTO:
the-tender-bar-recensioneThe Tender Bar segna l’ottava volta dietro la macchina da presa per George Clooney, regista appassionato che però, tranne un paio di mirabili occasioni, non è mai riuscito a dare continuità a questo suo secondo lavoro. Confessioni di una mente pericolosa e Good Night and...