Nonostante la sua lunga carriera sia felicemente partita proprio dal Festival di Cannes nel 2004 con Le conseguenze dell’amore, Paolo Sorrentino confessa di non essersi ancora abituato a partecipare alla kermesse francese e si dice sempre sinceramente emozionato nel tornarvi. Il suo nuovo film, Parthenope, è la settima opera da lui diretta a concorrere per la Palma d’oro, nonché l’unico titolo italiano selezionato per il concorso principale di Cannes 2024.
Parthenope
Parthenope è la storia della vita di una fanciulla dalla bellezza straordinaria. Il film segue il suo viaggio dal 1950 fino ai giorni nostri. “Un’epica del femminile senza eroismi, ma abitata dalla passione inesorabile per la libertà, per Napoli e gli imprevedibili volti dell’amore. I veri, gli inutili e quelli indicibili, che ti condannano al dolore”, recita la sinossi del film. Lo scorrere del tempo della vita di Parthenope regala anche un affresco dei napoletani “vissuti, osservati, amati, uomini e donne, disillusi e vitali, le loro derive malinconiche, le ironie tragiche, gli occhi un po’ avviliti, le impazienze, la perdita della speranza di poter ridere ancora una volta per un uomo distinto che inciampa e cade in una via del centro”; e tutto un repertorio di sentimenti legati ad una città che “ammalia, incanta, urla, ride e poi sa farti male”.
Parthenope, interpretata dalla giovane Celeste Dalla Porta al suo esordio al cinema, vede attorno alla protagonista un cast corale formato da star come Gary Oldman, Isabella Ferrari, Luisa Ranieri, Silvio Orlando e Stefania Sandrelli, per un film ambientato tra Napoli e Capri, ma che si pone come opera rivolta alla sensibilità di un pubblico internazionale, tanto che lo stesso Holdman in conferenza stampa a Cannes alla presentazione del film sottolinea: “Nei film di Sorrentino riconosciamo le persone in se stesse, i suoi personaggi sono sempre belli, a volte hanno difetti, a volte sono grotteschi, ma non possiamo non commuoverci di fronte a loro e ai loro sentimenti. Sono personaggi universali che rispondono a sentimenti come l’amore, la solitudine, la perdita, l’ambizione, i sogni non realizzati”.
Parthenope e l’amore
Al centro del film ci sono, secondo il regista, i diversi rapporti amorosi vissuti dalla protagonista. “C’è un amore proibito – racconta Sorrentino –, quello tra fratello e sorella; c’è il primo amore, quello che dicono non si scordi mai, e poi l’amore paterno di Parthenope verso il suo professore [interpretato da Silvio Orlando], un amore mancato per un boss e quello mantenuto per il Vescovo, anche se non sembra un amore vero; e c’è amore anche verso le due insegnati che Parthenope incontra, Isabella Ferrari e Luisa Ranieri, che più di tutte hanno da dire qualcosa di vero sulla bellezza, sulla solitudine e sul vivere con quella cosa informe ed eterea che è il successo”.
Napoli
Anche Napoli ricopre per il film e soprattutto per il regista partenopeo un ruolo di primissimo piano, ma non è mai rappresentata in modo naturalistico e Sorrentino ne spiega le ragioni: “Non sono un amante del naturalismo, del caos del reale, con gli anni sto imparando a comprenderlo, ma Napoli non è una città naturalista, è una città che ha a che fare con l’incredibile, tutto è teatralità e questo rende facile fare un film non naturalista”.
“Parthenope rappresenta Napoli – spiega ancora Sorrentino – nel senso che entrambe sono indefinibili, soprattutto quando Parthenope è giovane, quando scopre gli strumenti per andare in scena. Napoli è una città che va in scena costantemente. Tuttavia, questo non dura per tutto il film. Parthenope, per una serie di ragioni, si stanca di perpetrare questa rappresentazione infinita di sé e lascia la città che invece continua in questa sua eterna recita. Quando dopo quaranta anni ella ritorna, la ritrova ancora nel pieno di questa recita, nel momento culminante dei festeggiamenti per lo scudetto”.
Eppure, Parthenope si discosta molto dall’ultimo film di Paolo Sorrentino presentato alla Mostra del Cinema di Venezia nel 2021, È stata la mano di Dio, dedicato proprio alla sua città, sembra invece avvicinarsi di più a La grande bellezza (2013), ma il regista premio Oscar sottolinea: “La grande bellezza e Pathenope sono due film abbastanza rovesciati. La grande bellezza è la storia di uno sguardo disincanto sul mondo, mentre Parthenope è lo sguardo di una persona incantata dal mondo. Sono opposti, ma hanno in comune una struttura narrativa che è quella di un personaggio che fa da ‘Caronte’ dentro dei mondi”.