Noto per le illustrazioni iconiche che ormai rappresentano nell’immaginario di tutto il mondo le storie di Roald Dahl, Quentin Blake è un narratore visivo capace di dare vita con pochi, semplici tratti, fluidi ed espressivi, a interi racconti. A lui e alle sue illustrazioni la 29° edizione del Cartoons on the Bay ha dedicato una mostra in occasione della quale Blake riceverà il Pulcinella Career Award, mentre lo studio di animazione londinese Eaglet Film, diretto da Massimo Fenati, ha realizzato una serie di cortometraggi basati su sei dei libri scritti e disegnati dallo stesso Blake.

Nato e formatosi in Italia, Massimo Fenati, illustratore di libri per bambini, scrittore di graphic novel e regista di animazione, grazie alla sua esperienza ha creato a Londra una società di animazione, la Eaglet Film, che realizza programmi per l’infanzia e per famiglie valorizzando talenti, idee e linguaggi presenti nel Regno Unito e in tutta Europa. Intervistato da Ciak, Fenati racconta dell’entusiasmante esperienza con Blake nell’affasciante passaggio dalle sue illustrazioni statiche all’animazione delle storie da lui inventate.
“Quentin Blake in Inghilterra è un autore amatissimo, conosciutissimo, un patrimonio per gli inglesi. È soprattutto famoso per essere l’illustratore delle storie di Roald Dahl, per cui lo si conosce tramite ‘Matilda’, ‘Charlie e la fabbrica di cioccolato’ e cose del genere, però ha fatto anche dei libri suoi, scritti e illustrati da lui. Noi abbiamo opzionato sei di questi libri e li abbiamo trasformati in sei cortometraggi. Un progetto bellissimo, ma anche una grossa sfida, perché Blake ha uno stile molto schizzato, molto spontaneo, non ha una forma facilmente traducibile per l’animazione”.
Qual è stata la cosa più difficile?
“Volevamo garantire a Quentin Blake qualcosa di cui lui per primo fosse soddisfatto. Aveva fatto già in passato un paio di esperimenti di adattamento con altre persone, ma lui ne era rimasto molto scontento. Quindi all’inizio anche noi ci sentivamo molto sotto pressione. È una persona di 92 anni che non ha mai toccato un computer, non ha mai scritto una mail, non possiede un cellulare, quindi non potevamo parlargli di animazioni digitali, perché non avrebbe capito che cosa volesse dire quel tipo di work in progress. Per cui abbiamo dovuto aspettare che tutto fosse finito prima di presentargli il lavoro, ma era un rischio perché avrebbe potuto dirci di non essere soddisfatto e noi avremmo dovuto rifare tutto. Ci siamo buttati, sono stati due anni di lavoro duro e di notti insonni, ma con un lieto fine. Blake era talmente entusiasta che pare che se li riguardi in continuazione e ci ha già scritto che vorrebbe farne degli altri”.
Come ci siete riusciti?
“Abbiamo preso quello che c’era dai libri cercando di starci attaccati il più possibile, io ho addirittura chiesto al mio team che ogni singola pagina di ogni singolo libro fosse un fotogramma della storia, cioè che ci fosse proprio quella esatta illustrazione. Ovviamente abbiamo dovuto ampliare la storia, perché chiaramente un libro di 32 pagine non riempie 26 minuti di animazione. E dal punto di vista visivo abbiamo dovuto fare delle scelte, perché Quentin ha uno stile così libero che cambia il personaggio da una pagina all’altra, ma nell’animazione ci deve essere una continuità e un modello a cui accedere. Il rischio era di perdere quel tipo di immediatezza del suo disegno, che abbiamo cercato però di recuperare con un tratto più impreciso. Insomma, abbiamo dovuto imparare a fare l’opposto di quello che abbiamo sempre fatto. È stata veramente una sfida. Abbiamo sviluppato anche una serie di filtri dal punto di vista tecnico che ci garantissero un controllo dell’effetto acquarello finale sui colori, dell’effetto inchiostro sui tratti, perché Quentin non fa mai i primi piani, nei suoi libri ci sono sempre figure intere o al massimo piani medi, ma non hai mai il primo piano del viso. I filtri ci garantivano di poter sporcare o pulire di più il tratto, renderlo più spesso o più sottile, per trovare il tono giusto per ogni inquadratura”.
Dove va in onda questa serie di cortometraggi?
“La serie è già partita sulla BBC, che ce li ha chiesti e sono andati molto bene in Inghilterra, è stato un enorme successo, tanto che ne faremo una versione live con le musiche dal vivo della BBC Orchestra. Poi quattro di questi sono andati in onda anche sulla Rai e sono già disponibili su Raiplay e credo che gli ultimi due usciranno tra poco. La serie poi è una coproduzione tra BBC, France Television e VRT, per cui è andata già in onda anche in Belgio e in Francia”.
Parlando della Eaglet Film, oltre alla serie di cortometraggi sui libri di Quentin Blake, di cosa ti stai occupando?
“Io sono un disegnatore e ho proprio amore per il disegno, sono stato fumettista e mi considero ancora fumettista, anche se al momento non ho tempo di fare fumetti. L’animazione è la mia passione. Recentemente abbiamo lanciato su BBC una nuova serie, Piripenguins, in coproduzione con la Rai. La serie nasce da un piccolo fatto personale e da un nome un po’ scemo, che non vuol dire niente, ma ha un certo valore affettivo per me. È una serie in 52 episodi da 11 minuti ciascuno ed è ibrido 2D – 3D, i personaggi sono in 2D su un sfondo in 3D. Si tratta di personaggi molto semplici, ho voluto tenerli il più possibile vicini a quel vecchio schizzo fatto su un post-it da cui tutto è partito, però essendo pinguini che vivono su un iceberg, in un mondo di ghiaccio e acqua, in cui tutto è bianco e blu, ho pensato di porli su uno sfondo in 3D, che dà la ricchezza della texture, dei colori e un look un po’ particolare. Sulla Rai dovrebbe uscire entro la fine dell’anno”.