A INCONTRI lo streaming e la psicologia evolutiva

L’ultimo appuntamento con le conferenze di INCONTRI del 27 aprile ha iniziato a far addentrare i partecipanti in uno dei temi chiave dell’intera edizione, il ruolo e l’impatto delle piattaforme streaming. Ma, prima di esplorare il punto di vista dei produttori, la IDM Film Commission Südtirol ha voluto «ribaltare la prospettiva» e osservare la questione «dall’ottica dei consumatori», come ha spiegato Torsten Zarges introducendo l’intervento del Prof. Frank Schwab, psicologo dei media all’Università di Würzubrg.

Schwab ha focalizzato il nostro rapporto con le piattaforme streaming, ma in generale con tutto il nostro utilizzo dei media, digitali in particolare, attraverso i principi della psicologia evolutiva. Ovvero, partendo dal presupposto che «siamo un prodotto dell’evoluzione. Il nostro corpo, ma anche la nostra mente». E che «civiltà e cultura non sono in nessun modo una controparte della natura umana». In questo senso, la nostra cultura è «come la tela del ragno o la diga del castoro». Una prospettiva che suggerisce come la distanza tra i binge watchers moderni e i nostri antenati scimmieschi sia meno vasta di quanto pensiamo.

Tra le altre cose, l’excursus di Schwab attraverso le teorie formulate da vari studiosi ha messo in evidenza le quattro caratteristiche chiave per la scelta dei media (identificate in «valenza edonica, potenziale di eccitazione, potenziale di assorbimento, affinità semantica») ed esposto come, secondo la teoria della mente ornamentale di Miller, lo stesso streaming, come parte del più ampio sistema di intrattenimento offerto dai media, potrebbe essere letto come un’evoluzione delle tecniche di seduzione che condividiamo all’origine con tutti gli animali. Un modo per ricordarci «da dove veniamo», per Schawb, posto che non di «determinismo» si tratta ma semmai di un «suggerimento sussurrato» che ci viene dai nostri istinti atavici e di cui, più o meno consapevolmente, si nutre la nostra attenzione ai messaggi audiovisivi.

Durante la discussione moderata da Zarges lo psicologo si è inoltre soffermato su un nodo molto dibattuto oggigiorno, ovvero la possibile influenza di film e altri prodotti analoghi sui comportamenti, in particolare violenti. Da questo punto di vista, ha rimarcato Schwab, è da notare come solo il 7 % di questi comportamenti risulti influenzato in maniera determinante dai media, e che nella maggior parte dei casi si tratterebbe invece di un «processo a spirale» dove, per indurre al comportamento violento, dovrebbero concorrere anche le esperienze con i genitori e nell’ambiente in cui viviamo, tra le altre cose. Posto che, in ogni caso, «una cattiva dieta mediatica disturba il nostro modo di vedere il mondo».

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