RACCONTI prepara horror, bimbi invisibili, amori interculturali

Advent, The Lizard-Boy, We dont’ need another hero: sono questi i tre titoli della decima edizione di RACCONTI , presentati nel pomeriggio del 27 aprile agli INCONTRI di IDM Film Commission Südtirol. Tre progetti in fase di scrittura e in cerca di co-produttori e distributori che credano in loro, dopo essere usciti dal «piccolo atelier» di IDM, come lo ha definito Angelica Cantisani, per la seconda volta consulente creativo di RACCONTI. Un percorso che ha offerto ai tre lavori selezionati due workshop in presenza e uno online, col supporto di esperti internazionali, quindi la presentazione svoltasi nel Kurhaus di Merano.

Dopo l’introduzione di Cantisani e di Torsten Zarges per lo staff IDM, i tre film in embrione, presentati da Stefano Tealdi (Stefilm International), sono stati descritti dai rispettivi registi, autori e produttori. Il primo è Advent di Lorenz Tröbinger, raccontato dal regista-sceneggiatore insieme ai produttori Oliver Neumann e Klara Pollak. Un horror, a modo suo, ma anche la storia di «una relazione tra una madre e un figlio», ha anticipato la co-produttrice. «Elementi soprannaturali» si combinano a un’«atmosfera realistica», spiega Tröbinger. La storia è quella della dottoressa Susanne, che entra nell’appartamento del figlio Paul, studente di danza, e vi scopre essere avvenuta «un’orgia, o forse un rituale», che ha provocato un cambiamento inaspettato nel corpo del figlio.

«Non fare nessun rumore, mai aprire la porta, mai accendere la luce»: sono, nelle parole di Daniel von Aarburg, regista e sceneggiatore di The Lizard-Boy, le regole da rispettare per i bambini che, come lui, erano figli di immigrati irregolari nella Svizzera dei primi anni ’70. Uno di questi, Vito, è il protagonista del film di von Aarburg, presentato da quest’ultimo con la produttrice Sophia Rubischung. Ma Vito ha anche un mondo immaginario dove si rifugia, e dove, spiega il regista, ha il «superpotere di scomparire come una lucertola».

Un dramma sociale (tratto dal romanzo di Vincenzo Todisco Das Eidechsenkind) dove c’è anche tanta Italia: ad esempio, in una scena che ci ha anticipato il filmmaker (a sua volta figlio adottivo di un immigrato italiano in Svizzera), il protagonista immagina che la madre si trasformi nella cantante Mina. Anche se, ha aggiunto il regista, il brano simbolicamente più importante per il film è Il cielo in una stanza, «una canzone sul potere della fantasia, che ben si adatta alla storia di Vito». Non per nulla, von Aarburg e Rubischung auspicherebbero per il film una partnership dal nostro Paese.

Il regista e sceneggiatore Ben von Grafenstein e la produttrice Iris Sommerlatte hanno parlato infine di We don’t need another hero, una commedia ispirata a una storia vera: dove i conservatori abitanti della cittadina tedesca di Brocklingen vengono visitati da un gruppo di richiedenti asilo del Gambia. Tra questi c’è Ousman, che inizierà una relazione segreta con Magdalena, quarantacinquenne infelicemente sposata. «Una storia sul potere della solidarietà e dell’amore», ha dichiarato Sommerlatte.

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