Simone Gattoni, il produttore di Marco Bellocchio si racconta a INCONTRI IDM

Arriva al Kurhaus di Merano giusto poche ore prima di essere ufficialmente annunciato tra i finalisti ai David di Donatello: è Simone Gattoni, produttore con la romana Kavac Film (della quale è Amministratore delegato) di tutti gli ultimi lavori di Marco Bellocchio. Tra cui la miniserie Esterno notte, incentrata sul caso Moro, presentata in anteprima mondiale a Cannes 2022, poi distribuita in sala in due parti e trasmessa lo scorso autunno da Rai 1, infine selezionata per competere agli “Oscar” del cinema italiano di quest’anno con ben 18 candidature, tra cui Miglior film e regia. Decisamente un momento felice per il primo ospite degli INCONTRI di IDM Film Commission Südtirol – Alto Adige, che ha ripercorso vari momenti salienti della sua carriera intervistato dalla giornalista e critica Alessandra De Luca.

Per Gattoni, dopo essersi formato tra la sua Piacenza e Londra, l’avventura con Bellocchio è iniziata presso la Summer School di quest’ultimo, dove, in un gruppo dove quasi tutti gli allievi optavano per la regia lui aveva scelto la produzione. «Ero molto attratto dall’idea di sistemare e “costruire” i film», spiega al riguardo.

Il sodalizio col grande cineasta prosegue tuttora, e i presenti al focus meranese hanno avuto modo di vedere in anteprima una scena dell’atteso (e in pole position per i maggiori festival internazionali) La conversione, dove Bellocchio racconta la storia di Edgardo Mortara, bambino ebreo rapito alla sua famiglia per essere cresciuto da cattolico nella Roma del papa re Pio IX. Il giovanissimo protagonista, vestito di una scura talare, attraversa spaventato i corridoi di un edificio vaticano per essere condotto in un dormitorio con altri ragazzi. Lo accompagna una sinistra musica percussiva, e appena rimasto solo recita, sconsolato e a bassa voce, una preghiera della sua religione.

Prima di questo nuovo progetto, però, c’è stato il successo de Il traditore (già alla Croisette e trionfatore ai David 2020), dove Pierfrancesco Favino interpreta il pentito di mafia Tommaso Buscetta. «Beppe Caschetto, il co-produttore per IBC Movie, ebbe l’idea di fare un film sulla sua vita», ricorda Gattoni, che definisce quell’esperienza produttiva «un’avventura». Trattandosi di un progetto «molto complicato, perché la trama si ambientava tra i tardi anni ’70 e Duemila, e tra la Sicilia, Roma, gli Stati Uniti e il Brasile! Ma questo ci ha dato la spinta a cercare subito dei co-produttori, a cominciare dalla Francia, che è stata il nostro partner più solido». A Kavac e alla IBC (supportati anche da Rai Cinema) si sono uniti infatti Arte e Ad Vitam, nonché la tedesca Match Factory e la brasiliana Gullane.

Per far fronte all’impossibilità di girare in America si è optato per una zona della Vestfalia, dove i segni della presenza americana ai tempi della Germania divisa erano ancora molto forti. «Ci fu per questo un po’ di tensione tra me e Marco», confessa il produttore, «lui pensava che la gente non ci avrebbe creduto. Ma alla fine il lavoro sulla scenografia è stato fantastico, tanto che più di una persona poi mi ha detto: “Quindi siete andati a girare negli Stati Uniti!».

Sono venuti poi l’acclamato doc Marx può aspettare, sul suicidio del fratello di Bellocchio («era una materia molto delicata, lo abbiamo seguito senza mai pressarlo», afferma Gattoni), e Esterno notte: «Devo essere molto grato a Fremantle e The Apartment, perché quando ho proposto questa idea avevo zero esperienza in show televisivi. Abbiamo lavorato molto bene con loro, c’era qualcosa di magico intorno a questo progetto, non ci sono mai stati contrasti».

L’idea inconsueta di un’uscita al cinema dei primi tre episodi e poi dei successivi tre non era invece premeditata, e risale alla première dell’opera a Cannes. «A quel punto ci siamo detti, dal momento che la messa in onda sarebbe stata a novembre, perché non fare un’uscita per supportare le sale italiane in sofferenza? Trovammo Lucky Red che fu entusiasta della proposta. È stato interessante mescolare due diversi tipi di evento, tv e film possono parlarsi molto».

Oltre che con Bellocchio, Gattoni ha lavorato, tra gli altri, con Gianni Amelio, di cui ha prodotto anche il recente Il signore delle formiche, in concorso a Venezia, incentrato sul caso di Aldo Braibanti, l’intellettuale vittima, nell’Italia degli anni ’60, di una persecuzione giudiziaria a causa della sua omosessualità. «Sono molto orgoglioso di questo film», ha affermato il CEO, che specifica: «Naturalmente Gianni è molto diverso da Marco, ha avuto una lunga carriera come assistente alla regia, quindi è consapevole di ogni aspetto della produzione».

Ma, oltre che con gli autori più affermati e celebrati, Kavac vuole puntare anche sui filmmaker in erba: «Abbiamo aperto un lab per corti e documentari, perché credo sia importante guardare ai nuovi talenti», specifica Gattoni. Che, comunque, smentisce si possa attribuire uno stile riconoscibile per tutte le sue produzioni: «Naturalmente ci sono cose che amiamo di più, ma non credo si possa parlare di un “Kavac touch». Certo una predilezione pare essere quella per i period drama: ma anche su questo l’intervistato specifica che la bussola è sempre il potenziale del soggetto. «Se hai una bella storia, che sia ambienta negli anni Sessanta o negli Ottanta, la devi fare».

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