Carlo Degli Esposti: «Noi produttori italiani siamo purtroppo prede e non cacciatori»

Nel centenario dalla nascita di Camilleri il ricordo del fondatore della Palomar che ha dato vita alla serie su Montalbano. 

Carlo Degli Esposti si presenta nel rovente rooftop del Palariccione con una camicia a righe, pantaloni casual blu, calze e scarpe nere, solito guizzo emiliano, tagliente e chirurgico con le sue fantastiche freddure: “Adesso mi ricordo perché ho abbandonato questa terra, troppa umidità” applausi del pubblico conquistato alle prima semplice battuta. Oggi è stato il protagonista della Masterclass of Storytelling, organizzata dall’Italian Global Series Festival dedicata ad Andrea Camilleri, di cui ricorre il centenario dalla nascita e papà de Il Commissario Montalbano, che deve i natali televisivi proprio all’intuito dell’astuto produttore bolognese.
Dico sempre che se avessi fatto Montalbano in Francia, con la loro legislazione, sarei venuto a Riccione in elicottero, perché avrei avuto la forza di poter costruire una Company europea competitiva, invece di entrare con la mia in un gruppo estero. Purtroppo noi italiani siamo prede e non cacciatori” continua Degli Esposti polemizzando con la nostra legislazione che non favorisce la formazione di grandi gruppi italiani dell’audiovisivo.
“È brutto parlare degli affetti in pubblico, perché con Andrea ci volevamo davvero molto bene. Ho organizzato io la sua festa per i novant’anni in via Asiago, dove abitava, siamo andati a citofonargli per farlo scendere io e l’AD Rai. La strada era strapiena di gente. La sua morte per me è stata la peggiore notizia che si possa ricevere” ricorda commosso il fondatore della Palomar che con lo scrittore palermitano, scomparso nel 2019, aveva un solido rapporto di stima e amicizia.

“Andrea quando vedeva un’ingiustizia, non gliene fregava niente del contesto, dell’opportunità e del resto, mi telefonava e diceva – io voglio dire questa cosa –  e tirava una brocca, sempre lucidissima, sulla situazione sociale, politica, sulle guerre, sui conflitti. Io ancora oggi, ogni mattina, mi domando cosa avrebbe detto Andrea su questo determinato argomento, perché era sempre imprevedibile nelle analisi” continua Degli Esposti che con Camilleri ha vissuto una lunga relazione professionale che ha resistito nel tempo e priva di conflitti sottolineandone sempre la complicità e il rispetto reciproco dei rispettivi ruoli.

Io con Andrea non ho mai avuto uno screzio, mai, neanche una lite per questioni economiche. Ho sempre fatto io le proposte e lui le ha accettate. C’era molto soccorso artistico tra lui, noi, gli sceneggiatori. Ricordo che era molto affezionato a Francesco Bruni, alcune volte si è anche arrabbiato per difendere lui e gli altri sceneggiatori, mettendosi davanti a tutti, specie quando le sceneggiature magari hanno avuto delle critiche che lui non condivideva” continua il produttore di ben quindici stagioni televisive del commissario italiano più amato nel mondo.

Circa la possibilità di continuare l’attività televisiva di Montalbano, ha risposto che non ci sono attualmente piani per la messa in onda degli ultimi due racconti della saga “Il metodo Catalanotti e “Riccardino“, episodi già pronti da prima della pandemia e che avrebbero dovuto rappresentare l’addio dell’amato personaggio portato avanti, con impegno e dedizione, da Luca Zingaretti.

“Questa scelta di non trasmettere per ora i due ultimi episodi non è legata a dei problemi tecnici, ma è una decisione artistica, che richiede semplicemente il momento giusto per essere trasmessa” ha concluso in maniera alquanto sibillina il produttore settantaduenne accennando ad un possibile nuovo scenario. Dopo Il Commissario Montalbano e Il giovane Montalbano “potrebbe nascere un terzo Montalbano, interpretato da un altro attore” ha concluso Degli Esposti lasciando a bocca asciutta i presenti e le orde di fan sparsi per il globo in trepidante attesa di vivere una nuova stagione con il più famoso commissario di polizia.

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