Chiara Sbarigia: «L’IGSF un successo di stampa e pubblico»

La presidente APA traccia un bilancio della rassegna appena conclusa ed è già al lavoro per la seconda edizione.

L’Italian Global Series Festival è stato ideato e voluto da APA (Associazione Italiana Produttori Audiovisivo) in collaborazione con il MIC. Un festival che nasce dalle ceneri del Roma Fiction Fest che ha chiuso i battenti inspiegabilmente nel 2017. Incontri, anteprime, eventi speciali, proiezioni con un parterre italiano ed internazionale che in una settimana intensa hanno raccontato come in tutto il mondo ormai le serie affiancano ed spesso superano in popolarità e successo il cinema. Dietro, davanti, di lato, di sopra e di sotto c’è la vulcanica presidente di APA Chiara Sbarigia con cui abbiamo tirato le somme di questa lunga e faticosissima settimana romagnola.

Tracciamo il bilancio di questo festival? 

È andato bene, abbiamo avuto tanta attenzione dalla stampa non solo nazionale ma anche internazionale, c’è stato molto apprezzamento per i contenuti, molto vari e per tutti i gusti. Merito ovviamente della direzione artistica e della squadra che ha fatto davvero una gran bella e immagino faticosa selezione. Abbiamo avuto dei pienoni di fan come perSandokan e non solo.

Tanti anche i temi trattati dalle serie.

Sono stati toccati anche tanti argomenti nuovi come la cancel culture, una serie bellissima di sordomuti girate in parte con il linguaggio dei segni, tante serie italiane all’altezza delle altre serie internazionali. Abbiamo visto un altissimo valore produttivo, cosa di cui sono particolarmente orgogliosa. Direi quindi, anzi spero, che il Festival abbia fatto il suo mestiere, cioè quello di promuovere la serialità.

Il premio Maximo Excellence Awards ha finalmente trovato una dimora fissa? 

Dobbiamo essere grati all’AGIS perché ha subito accolto il nostro invito a fare questa fondazione che diventerà, nelle nostre intenzioni, in parte parallela al David di Donatello con cui vogliamo collaborare. Ho già parlato anche con il presidente dell’Anica e quello dell’Agis perché vogliamo provare a ragionare sempre di più come sistema, questo lo dico anche come associazione di categoria. L’audiovisivo in questo momento ha un vantaggio rispetto al cinema che è quello di lavorare con una committenza e quindi certi limiti non sono ancora stati superati.

In che senso?

I prodotti, come li chiamiamo noi, anche se sono prodotti culturali, sono molto più controllati anche dal punto di vista dei costi, proprio per l’esistenza di coproduttori e dei committenti.

A chi deve dire grazie?

Al ministero della Cultura perché ha creduto veramente in questo progetto dandoci proprio la benzina per finanziarlo. Erano sette anni che cercavamo di ripartire. Forse nel 2007 con il Roma Fiction Fest siamo stati un po’ avventurosi, perché la serialità non aveva ancora la grande reputazione di oggi.

Potevate dare un premio a Nino Frassica al gala di apertura, mi sa che c’è rimasto male. 

Io glielo darei molto volentieri perché è un personaggio straordinario, tra l’altro importantissimo per la serialità, stiamo proprio pensando ad un premio speciale. Alla cerimonia di apertura è venuto per fare lo showman, a darci una mano per fare spettacolo, tra un premio e l’altro. Come avete visto abbiamo un po’ diluito anche nei giorni seguenti le premiazioni fino ad arrivare alla serata finale dove abbiamo premiato le serie del concorso. Io sono allergica alle cerimonie di premiazione dove tutti vanno sul palco e scendono ringraziando la mamma.

Il territorio ha risposto bene alla vostra presenza? 

Meravigliosamente. Confesso che lo scorso anno sono venuta qui a fare le mie vacanze private per vedere com’era perché non c’ero mai stata. Ho fatto dei sopralluoghi in segreto, sono andata a conoscere i sindaci di Rimini e Riccione, che fanno già tantissime cose. Questa è una terra fantastica, sono sempre cintura nera di ospitalità. Quello che non ci aspettavamo era tutta questa risposta dalla gente. Devo confessare che sono rimasta sorpresa del successo di pubblico, oltre 300 persone, alla serata su David Lynch a Rimini con i suoi due direttori della fotografia.

Sarà stato un pubblico di cinefili.

Indubbiamente, so di gente che è venuta addirittura da Bologna. Ma c’è stato anche un pubblico più popolare, come le 1150 persone accorse per il nuovo Sandokan interpretato da Can Yaman.

State già pensando alla prossima edizione? 

Sì. Io guardo sempre a quello che non ha funzionato bene perché in futuro voglio far funzionare meglio.

Ce ne dica una?

Per esempio la comunicazione sul territorio ma proprio a livello visivo, va sicuramente migliorata, magari con dei visual.

Prossimi appuntamenti?

Abbiamo il Summit dell’Audiovisivo a Merano dal 21 al 23 luglio che è un evento business poi abbiamo il MIA in ottobre che è un progetto nostro per la parte audiovisiva e del cinema da parte dell’ANICA e tanti tanti altri impegni oltre a vedere un po’ come va l’andamento della parte legislativa e regolamentare del nostro settore. Abbiamo anche un tavolo con la RAI che apre prima dell’estate, quindi niente vacanze quest’anno.

Le tre serie del cuore?

Un Posto al Sole è la mia fiction italiana del cuore, lo vedo dall’inizio, sono affezionatissima ai personaggi ed è una cosa che vedo con mia madre. MobLand è una serie recitata e girata da Dio, un dramma familiare, epocale, con dentro la mafia, attori buoni, ex 007 che fanno i cattivi ed è la serie che vedo con mio marito. Bridgerton invece e il mio guilty pleasure solitario che guardo volentieri perché è una cosa molto divertente.

Contenta di aver ospitato l’attrice Adjoa Andoh?

Stupenda! Lady Danbury tra l’altro è la saggia della serie! Vorrei aggiungere un altra serie recente che mi è piaciuta tantissimo Sirene è fantastica perché ti sorprende, tutto ciò che ti aspetti possa accadere non succede.

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