La serialità rappresenta ormai una fetta importante dell’industria creativa audiovisiva del nostro Paese. Le nostre serie, più ancora dei film, si impongono con regolarità sui mercati internazionali, creando un indotto di attenzione verso storie, abitudini, luoghi italiani. Un esempio clamoroso di questa tendenza è rappresentato da Taormina, tornata a riempirsi di turisti stranieri, e in particolare americani, dopo il clamoroso successo arriso alla serie The White Lotus, la cui seconda stagione era ambientata appunto in un lussuoso resort della perla della Sicilia orientale.
Ora che sono cadute le barriere un tempo rigide tra serialità e cinema, inoltre, le star, i registi, gli autori e i produttori di storie si mescolano tra i due filoni, e persino la costruzione di uno stardom italiano passa con forza per serie di successo.
Le grandi piattaforme, sempre alla ricerca di prodotti innovativi dai costi non stellari, cercano nelle produzioni extra Usa quei titoli di successo in grado di arricchire le loro library preservando i budget, e anche questa è una occasione per la nostra industria creativa.
In questo contesto, la nascita di un nuovo grande festival, l’Italian Global Series al via ufficialmente oggi tra Rimini e Riccione, voluto dall’Apa e dal sottosegretario al Mic con delega all’Audiovisivo, è un ottimo esempio di approccio concertato, sinergico, tra le varie componenti del sistema (autori, produttori, associazioni, governo) nell’interesse del sistema Italia. La serialità, infatti, manca a livello internazionale di quel sistema di “vetrine” che ormai punteggia la vita del cinema, e una grande manifestazione che va a riempire questo vuoto è in grado di creare un’attenzione internazionale che non può non riverberarsi sull’industria che quella manifestazione rappresenta, cioè l’audiovisivo italiano.
I primi passi del Global Series festival, lo hanno già dimostrato. Nella giornata di ieri, e al di là della grande forza popolare di un titolo come I Cesaroni, pronto a rinascere a dieci anni dall’ultima stagione e dopo altrettanti di grande, ininterrotto successo nel nostro Paese, l’attenzione che la serie greca sulla Callas, e le due italiane dedicate ad Hype e Libere donne hanno saputo suscitare nel nome della qualità e dell’autoralità dei contenuti hanno conferito forza alla linea editoriale scelta dal direttore Marco Spagnoli, mentre mostra come quella curata da Carlo Chatrian su Twin Peaks e su Il paradiso delle signore simboleggiano le due anime della manifestazione. E siamo solo all’inizio.