Radonicich: «Con Estranei il pubblico capirà che gli immigrati sono una grande risorsa»

La nuova serie crime di Raifiction diretta da Cosimo Alemà è ambientata nella comunità Sikh emiliana.

É una serie crime, un giallo, un thriller anche molto emotivo, perché parla di un modello di integrazione che esiste e che è sconosciuta ai più” ci spiega la protagonista Elena Radonicich che, insieme al regista Cosimo Alemà, ha presentato alla stampa e al pubblico dell’Italian Global Series Festival Estranei, la nuova serie di Rai 2, coprodotta da Rai Fiction e Eagle Original Content, che andrà in onda a novembre in quattro puntate.

Nel cast Giulio Scarpati, Isabella Ferrari, Ricky Memphis, Marco Cocci, Kel Giordano e Maurizio Donadoni. È la storia di un amore travagliato tra due giovani che appartengono a due mondi socialmente e culturalmente differenti e che daranno il via a dei conflitti nella comunità in cui vivono. Due novelli Romeo e Giulietta in salsa padana che scompaiono nel nulla e su cui indaga la talentuosa carabiniera Laura Macchi, interpretata da Elena Radonicich.

Una storia molto attuale quella di Estranei.

È la storia di una comunità particolare, quella di Correggio. In Emilia Romagna vivono da anni molte comunità di indiani Sikh, parliamo di persone che sono di seconda o addirittura di terza generazione. Un luogo dove c’è una forte integrazione, molto positiva, perché funziona molto bene anche se a volte è un processo non semplice. Una realtà che io non conoscevo prima di venire in contatto con questa serie”

In un momento in cui l’immigrazione viene demonizzata pensa che questa serie possa aiutare a capirne il vero valore?

Me lo auguro fortemente, anche perché la situazione al momento è abbastanza paradossale e drammatica. Oltre che siamo in una vera e propria emergenza umanitaria e dobbiamo fare qualcosa. Abbiamo tremendamente bisogno di queste persone, del loro aiuto. Abbiamo bisogno di medici, infermieri, di molte altre professioni, e dobbiamo accoglierli e  lavorare per la loro integrazione. Raccontare un realtà che funziona, che mischia culture diverse, è bello e arricchisce le persone. È fondamentale conoscere perché l’ignoranza è pericolosissima

Ci descrive il suo personaggio?

Interpreto Laura, una negoziatrice, un carabiniere che ritorna al suo paese natale per questioni personali, familiari, e si ritrova a dover fare i conti con molte cose, tra cui un caso da risolvere, e che lo prenderà a cuore. Non è un personaggio stabile, semplice, anzi è molto complesso, pieno di fragilità e di forza insieme ed è particolarmente vero. Poco incline a compiacere il prossimo. Un aspetto che mi ha attirato molto”

Non è la prima volta che indossa una divisa?

Perché è la televisione italiana che è piena di forze dell’ordine. È un classico! Forse perché evocano delle storie che spesso sono dei gialli e per questo interessanti. Questo personaggio è molto diverso da quello de La porta rossa, perché il fatto di indossare una divisa non è che ti identifichi come carattere, ma semplicemente fa sì che tu possa fare determinate azioni. Lì ero parte della polizia e qua sono un maresciallo capo dei carabinieri, e quindi già solo per questo credo ci siano delle differenze

È più eccitante puntare una pistola o baciare qualcuno?

Sono momenti molto diversi e tutti e due cruciali. Nella vita bacio, non punto pistole e non lo farò mai, quindi probabilmente puntare una pistola fa parte di quel mondo di cose che ti puoi permettere nella finzione, per cui appartiene a quel mondo di follia, di gioco, che ti permette la recitazione. Esplorare quegli aspetti della tua personalità che semplicemente non hai l’occasione di frequentare per svariati motivi o che nella vita reale semplicemente non vuoi frequentare. Invece per fortuna i baci li diamo tutti, per cui direi che puntare la pistola è forse più eccitante”

Le piacerebbe essere fermata per strada dal pubblico per…

È una cosa che mi imbarazza ma mi fa anche piacere, perché il fatto che tu semini qualcosa e le persone da quello colgano delle riflessioni, iniziano a fare dei ragionamenti,  in qualche modo gli si aprono gli scenari per tua responsabilità, per “merito” tuo è molto bello. Il nostro è un lavoro che ha una responsabilità. La credibilità per me è la cosa più importante non tanto essere amati

Lei spazia dal cinema alle serie. Cosa le dà uno e cosa le dà l’altro?

Sono due mondi entrambi interessanti per motivi diversi. Il cinema è il luogo dello sguardo, dell’approfondimento e aderire ad un immaginario è il lavoro in cui la fantasia e probabilmente anche l’arte, quando capita, galoppano proprio insieme. Quindi costruisci personaggi come se fossero dei dipinti. La televisione ti permette di tenere in mano un personaggio per un arco ti tempo molto lungo e di approfondire, di capire delle strutture, delle dinamiche anche proprio di come funziona la narrazione e di partecipare in qualche modo alla scrittura scenica. È come se la televisione ti permettesse di comprendere il meccanismo, lo scheletro che c’è dietro. Sono molto contenta di poter fare entrambi, mi permette di osservare modalità diverse, di imparare molto e di avere anche a che fare con pubblici diversi

Di Berlinguer – La grande ambizione che cosa le rimane?

È stata una lavorazione magnifica. Andrea Segre è un regista straordinario, abbiamo lavorato per stratificazione, improvvisando molto sulla base di una sceneggiatura solidissima, non improvvisando le battute, ma lasciando che emergesse la verità ciak dopo ciak. Lui ci ha passato una formazione diversa essendo anche un documentarista. Il suo modo di far emergere la verità è lento, è pieno di ascolto e di grazia. Lavorare con Elio [Germano], ed è la terza volta che mi succede, è veramente un privilegio perché è un attore di straordinario talento e molto empatico, capace di ascoltare

C’è chimica tra voi due?

“Per me moltissimo, potessi decidere io lavorerei sempre con Elio!”

Le tre serie del cuore?

Oddio quanto è difficile scegliere! Ce ne sono mille! Sex and the City, scusatemi! Però a me fa proprio felicità tutte le volte che la vedo e la rivedo volentieri. E forse la prima cosa a cui mi sono affezionata. Ti dico solo che mi piace talmente tanto che mi guarderò anche la terza stagione di And Just Like That, che invece non mi piace, ma lo guardo per nostalgia e per affetto all’originale. Non si può prescindere poi da Mad Men perché è la gioia assoluta, la scrittura straordinaria dei personaggi. Incredibili! Per finire Severance (Scissione), perché quest’anno mi ha veramente gasato moltissimo. Però mi sono tenuta su quelle straniere”

Ne ha anche italiane?

Ho amato, oltre i limiti dell’amore, M – Il figlio del secolo e L’arte della gioia, come poche altre cose nella mia vita che ho amato. Sono degli unicum della serielità. L’arte della gioia è stata veramente un colpo al cuore. M lo trovo la cosa più innovativa, incredibile, esaltante e con degli attori magnifici”

Cosa bolle in pentola?

È uscito nelle sale a maggio L’isola degli idealisti di Elisabetta Sgarbi tratto dall’omonimo romanzo di Giorgio Scerbanesco. Per il futuro ancora non so, per adesso nulla”

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