Domenica 1 Settembre 2020

La gratitudine di chi ci è stato

Tutti gli anni, alla fine di ogni edizione della Mostra del Cinema di Venezia, ci si chiede cosa resterà del tempo trascorso al Lido, tra i film e le conferenze stampa, gli incontri e le premiazioni, i red carpet e le parole spese per raccontare ai lettori emozioni, nuove passioni, inaspettate delusioni. Non era scontato che dopo mesi flagellati da una pandemia che ha reso reale una minaccia finora ipotizzata solo dalla finzione, saremmo riusciti a ritrovarci qui, a celebrare il cinema, chi lo fa e chi lo vede, insieme nonostante la distanza, soffocati dalle mascherine, ma con gli occhi avidi di immagini, quelle grandi che solo dallo schermo di una sala cinematografica possono veramente nutrirti.


E allora, a dispetto delle inevitabili difficoltà di questa edizione, di chi ha pensato che non valesse la pena mandare un film a una Mostra un po’ diversa dal solito, di chi sperava di non doverci mettere piede, il sentimento che ha dominato Venezia 77 è stata la gratitudine. La gratitudine verso un Festival che ha segnato la ripartenza del cinema in tutto il mondo, che ha saputo proteggerci applicando regole severe, ma necessarie, che ha consentito alle delegazioni dei film di raggiungerci e parlare del proprio lavoro. In sicurezza, con il gel sulle mani e sul viso le mascherine più fantasiose ed eccentriche. Come quella indossata sul red carpet da Tilda Swinton, che in apertura della Mostra ci ha regalato le parole di incoraggiamento più belle e appassionate che potessimo ascoltare. 

In chiusura ci sono state quelle della regista Emma Dante: «Respirare male attraverso le mascherine ci rende consapevoli di non essere sani, anche se non siamo malati. Non dobbiamo festeggiare dimenticando quello che il mondo sta vivendo oggi, ma la Mostra di Venezia ci ha regalato la possibilità e il privilegio di ricominciare a sognare».

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