Cinque (o sei) festival in uno

Sarà la Venezia delle donne, non solo dietro la macchina da presa ma come protagoniste di un cinema sempre più problematico e consapevole”. “Macché, sarà la Venezia della guerra, dei sensi di colpa e dei fantasmi di un passato mai risolto, dalla Guantanamo del film di Paul Schrader al delitto del Circeo riesumato da La scuola cattolica di Mordini, che adatta il romanzo-monstre di Edoardo Albinati”. “Dà retta a me, la chiave è un’altra: dopo la grande fuga del 2020 causa pandemia, quest’anno al Lido tornano gli americani: c’è il Dune di Villeneuve, The Last Duel di Ridley Scott, un processo per stupro in panni medievali, insomma ci sono pellicole targate Warner, Disney, Universal…”.  “Non farti incantare, è vero che Venezia è un grande trampolino per gli Oscar, lo stesso Barbera rivendica questo ruolo e questa vocazione. Però quest’anno l’Italia manda ben 5 film in concorso, non succedeva dal 1984, qualcosa vorrà dire. E poi non è bello che in gara, fianco a fianco, sfilino autori diversissimi come Martone e Frammartino, Mainetti e Sorrentino, senza dimenticare i D’Innocenzo che con America Latina firmano uno degli oggetti più misteriosi della Mostra?”. “Quasi quasi mi hai convinto.

Al cinema non si addice il patriottismo, ma questi film puntano tutti molto in alto. La “dynasty” napoletana di Martone, alle prese con gli intrecci artistico-familiari di Scarpetta e dei De Filippo, l’avventura speleologica di Frammartino, un’ora e mezzo in una grotta senza musica né dialoghi, i freaks post-neorealisti di Mainetti, l’autobiografia di Sorrentino… Se non portiamo a casa un premio quest’anno non ci riusciamo più!”. “Lo vedi che invece cedi al cine-patriottismo? Guarda che la concorrenza è agguerrita. Il grande Brizé, sempre dalla parte dei lavoratori in La legge del mercato e In guerra, stavolta ribalta il tavolo facendo dell’immancabile Vincent Lindon un manager in crisi. Del film di Jane Campion si dice già tutto il bene del mondo. Pablo Larraìn potrebbe fare finalmente il colpo grosso unendo il suo strepitoso talento alla figura di Lady D, per giunta interpretata da Kirsten Stewart. I due film russi in gara, tra purghe staliniste e guerra in Ucraina, promettono emozioni forti e grande regia. Per non parlare di un certo Almodovar, che apre la Mostra con un film dal titolo già geniale, Madres paralelas…”. 

“Io sarò patriottico, ma tu punti sui grandi nomi. Mentre la metà dei concorrenti quest’anno sono semisconosciuti. E io spero che vinca proprio uno di loro”.  “Se è per questo non c’è solo il Concorso. Chi riuscirà a destreggiarsi anche fra Orizzonti, Giornate degli Autori e Settimana della Critica, getterà uno sguardo sul futuro. Molto spesso le vere sorprese vengono proprio da lì. Uno dei nomi di Orizzonti quest’anno, per esempio, l’uruguayano Rodrigo Plà, vinse il Leone del futuro–Premio De Laurentiis per la migliore Opera prima con La zona alle Giornate del 2007. La vera gara non si svolge solo dentro, ma tra le varie sezioni della Mostra, sempre in lotta per accaparrarsi la rivelazione dell’anno. È il bello di ogni Festival. Anche se per i film delle sezioni parallele conquistare l’uscita al cinema diventa sempre più difficile. E questo è un problema che i festival da soli purtroppo non possono risolvere”.

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