Dune: Back to the Future al Lido

Che esista una forte fascinazione della Mostra del Cinema per la fantascienza e il fantastico è tanto lampante quanto spesso dimenticato dalla vulgata, che narra il Festival come luogo previlegiato solo per film lontani dai generi e possibilmente punitivi per lo spettatore medio.

Dopo Gravity di Alfonso Cuarón, che il 28 Agosto 2013 ha aperto fuori concorso la Mostra prima di vincere 7 premi Oscar e il suo Arrival in concorso nel 2016, Denis Villeneuve torna al Lido, stavolta fuori concorso, con quella che è sicuramente la sua opera più ambiziosa: il primo capitolo della saga kolossal dedicata a Dune. 

In realtà, il legame tra fantascienza e arte è evidente: dato che l’arte narra, trasfigurandola e sublimandola, la nostra realtà fin dall’alba dei tempi, la fantascienza offre la possibilità, per chi sa interpretarla, di aprire una finestra sul futuro. Pensate al romanzo Dune, dove lo scrittore Frank Herbert, già nel 1965, anticipa temi oggi di prepotente attualità: dalla necessità di trovare uno sviluppo ecologicamente sostenibile, fino a quell’empowerment femminile, cui il mondo si sta faticosamente adeguando solo oggi. Se questo non bastasse, ricordiamo anche che la fantascienza non più antropocentrica di Herbert è stata una delle fonti primarie di George Lucas nell’edificare la saga di Star Wars.

E se si pensa che il rapporto fiduciario tra la fantascienza, il fantastico e la Mostra di Venezia sia nato solo negli anni 2000, sarà bene andare a riguardarne la storia: il 6 agosto 1932 il primo film, che ha aperto la prima edizione della Mostra, è stato Dr. Jekyll and Mr. Hyde di Rouben Mamoulian. Alla proiezione fa seguito un grande ballo nei saloni dell’Excelsior e alla fine la pellicola ottiene due premi non ufficiali (allora non c’era competizione), attribuiti a Fredric March (miglior attore) e Rouben Mamoulian (miglior film originale). In quella stessa edizione poi si proietta anche Frankenstein di James Whale, in un’edizione con l’all-star dell’horror classico.

Da allora l’attenzione al genere non è mai mancata: da Star Wars: L’Impero colpisce ancora (1980) a E.T. l’Extra-Terrestre (1982), fino a Independence Day (1996), sono molti i kolossal fantascientifici passati alla Mostra. L’unica nota stonata risale proprio al 1982, quando Ridley Scott presentò in concorso l’epocale Blade Runner, che consacra al cinema il talento letterario di Philip K. Dick. In quella peraltro ricca edizione il film fu ignorato dalla giuria, che diede il Leone d’Oro a Lo stato delle cose di Wenders e quello d’Argento a Imperativo di Zanussi. Probabilmente oggi sarebbe andata diversamente.

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