Il film del giorno: Il Buco

Una grotta tra le più profonde al mondo, l’Abisso del Bifurto in Calabria, e il gruppo di speleologi che la esplorarono, sessant’anni fa. È la storia de Il buco, terzo lungometraggio di Michelangelo Frammartino, a undici anni da Le quattro volte (Premio Europe Cinemas Label a Cannes 2010). Per il cineasta l’idea nasce dalla frequentazione di un campo speleologico «dove c’era l’ultraottantenne Giulio Gecchele, che aveva partecipato a quella gloriosa spedizione del 1961. Ho passato con lui del tempo e ho cominciato a pensare che fosse interessante questo “contro-movimento” nell’Italia di allora». Ovvero, il movimento di «ragazzi che scelgono di andare verso il basso, nel sottosuolo. E che, mentre tutti andavano verso il Nord, scelgono di andare verso il Sud, un Sud che non conoscevano». Frammartino ha eletto proprio la Calabria, terra dei suoi genitori, a luogo privilegiato dei suoi film, sin dal primo lungometraggio, Il dono.  «È la mia terra», sottolinea il regista, «e mi ha aiutato a trovare una chiave per il mio cinema, diventando anche il mio set. Una terra che ha ancora un rapporto fortissimo con la natura, e guarda ad essa con rispetto, anche con un certo timore». Non a caso, il cinema di Frammartino punta a «decentralizzare la figura umana, mettendola in una posizione di maggiore equilibrio con il paesaggio». Rinunciando, anche ne Il buco, ai dialoghi e alla musica. Quest’ultima, spiega il regista, «mi sembrava un elemento troppo costrittivo per lo spettatore, avendo una capacità evocativa fortissima, mentre io volevo che il pubblico avesse più libertà di frugare nel film e costruire un proprio percorso. Confesso che non mi capita mai di pensare a dialoghi o a musiche quando costruisco un progetto. Ci sono maestri che lo sanno fare benissimo, ma a volte ho la sensazione che ci sia poca fiducia nell’immagine. La prima cosa che ci hanno insegnato nella speleologia, quando si scende in corda, è la “fiducia negli strumenti”. Ci vorrebbe un po’ di fiducia negli strumenti del cinema». A proposito di speleologia, per Il buco (scritto dal regista con Giovanna Giuliani) la sfida dal punto di vista tecnico è stata quella di girare in una grotta: «Siamo scesi veramente nel Bifurto, non ci siamo spinti sino al fondo, a 700 metri di profondità, ma siamo arrivati a 400, dove c’è un laghetto che ci serviva per una scena. Scendevamo tutti in corda, e le risalite a volte richiedevano tre o quattro ore. È stata un’avventura, se non addirittura un’impresa».

Scheda tecnica

Il buco

Italia/Francia/Germania, 2021 Regia Michelangelo Frammartino Interpreti Nicola Lanza, Antonio Lanza, Leonardo Larocca, Claudia Candusso, Mila Costi, Carlos Jose Crespo Durata 1 h e 33’

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