Venezia 78 e il cinema che ci aspetta

Oggi a Venezia 78 è il giorno dei verdetti. E nell’ambiente impazza il toto vincitori: ce la faranno gli italiani? E Almodóvar? E la Campion? Oscar Isaac batterà Toni Servillo o l’interprete di È stata la mano di Dio e Qui rido io (senza dimenticare Ariaferma, sia pure fuori concorso) riuscirà a prevalere? Lo scopriremo in serata. Tutto il resto, però, Venezia 78 lo ha già svelato, completando proprio ieri, con l’anteprima del super-convincente kolossal in costume di Ridley Scott, The Last Duel, il ritratto di un cinema straordinariamente vitale e pronto ad andare di nuovo incontro al suo pubblico, proponendo sapori diversissimi e convincenti, e potendo contare anche sull’apporto di una industria italiana che la rassegna veneziana ha mostrato vitale, innovativa, carica di storie ben raccontate e per i palati più diversi. Non era facile costruire una simile rappresentazione: completa, efficace, plurale, affollata di pubblico e insieme sicura dal punto di vista sanitario. E va dato atto ad Alberto Barbera e al Presidente della Biennale, Roberto Cicutto, di aver fatto un lavoro straordinario, che per altro non si esaurisce nei giorni lidensi ma contribuisce anzi a esportare l’immagine di un Paese pronto a cogliere le opportunità della ripartenza post-Covid in un settore vitale per l’industria culturale e di interesse per centinaia di milioni di persone: quello, appunto, della produzione di storie audiovisive. La Mostra di Venezia si è dimostrato agli occhi del mondo “il più importante Festival mondiale“, come hanno sottolineato anche su queste pagine osservatori autorevoli ma ha anche affermato candidamente una stella di prima grandezza del cinema mondiale come Jamie Lee Curtis, che al Lido tra l’altro non era mai stata, prima di ritirare, nei giorni scorsi, il Leone d’oro alla Carriera. La forza di Venezia è stata anche quella di saper ricordare al Paese e al mondo, come ha sottolineato proprio ieri Walter Veltroni sul Ciak Daily, che il cinema esiste, è vitale, amato, interessa milioni di persone, “svegliando” i media storditi dal Covid da mesi di torpore su questo fronte. E quindi, implicitamente, che non va ostacolato da protocolli inspiegabilmente super punitivi rispetto a quelli di altri settori primari della vita quotidiana delle persone, dai trasporti ai ristoranti. Ora, dalle tante sale del festival, i film devono riuscire spargersi per il Paese e rendersi raggiungibili agli appassionati. Non sarà facile. E si è detto nei giorni veneziani che sia l’industria, sia il governo, sia i media devono fare di più. È vero. Ma tocca a tutti noi dare un contributo ora che abbiamo riscoperto il piacere di vedere film assieme ad altri che amano il cinema come noi. Sperando che prestissimo questo piacere sia condivisibile senza poltrone lasciate vuote tra uno spettatore e l’altro e senza più mascherine sul volto. Se questo succederà più rapidamente di quanto si teme, sarà stato anche per merito di Venezia 78.

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