Beatrice Fiorentino: una SIC «trans» che ha richiamato i giovani

È un bilancio positivo «non solo in termini cinematografici, ma soprattutto di ritorno emotivo», quello della 37ma Settimana Internazionale della Critica secondo la Direttrice Artistica Beatrice Fiorentino: «Abbiamo sentito un grandissimo calore, molto entusiasmo intorno ai nostri film». E l’aspetto emotivo ha un peso non indifferente per la sezione autonoma e parallela della Mostra del Cinema di Venezia organizzata dal Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani e rivolta alle opere prime e seconde da tutto il mondo. «Sappiamo che quello del primo film è un momento cruciale nella vita di un regista», sottolinea Fiorentino, «con alcuni di loro siamo in contatto da mesi, condividendo il carico di aspettative che si portano dietro».

Altra grande soddisfazione di quest’anno, «un cambio di presenze in sala in termini anagrafici: ho visto molti giovani, la sensazione è quella di un rinnovamento del pubblico, cosa che mi riempie di gioia avendo noi investito in quest’idea di cinema “del futuro, per il futuro”. E se i registi del futuro incontrano il pubblico del futuro, abbiamo fatto centro».

Doveva essere, non per nulla, l’edizione che, fin dall’immagine ufficiale, celebrasse e consolidasse la ripresa di possesso degli spazi di aggregazione culturale e sociale, dopo il periodo più duro della pandemia. E così è stato, grazie anche al nuovo quartier generale della Casa della Critica: «Fa parte tutto di un disegno preciso», spiega Fiorentino, «di quello che siamo noi: nulla di glamour, ma un’idea di casa. Il fatto di aver potuto accogliere le delegazioni in uno spazio condiviso, ha cambiato la percezione della Settimana della Critica per noi e, credo, per i nostri autori, che hanno goduto di un punto di riferimento dove poter anche venire a prendersi un caffè, incontrare produttori, distributori».

Ma soprattutto, la SIC 2022 ha vinto la sua scommessa mettendo al centro i temi LGBTQ e legati alla riconfigurazione dell’identità di genere, che si sono rivelati anche una cifra della Mostra veneziana nel suo complesso. Dimostrando di aver saputo intercettare e rispecchiare un cambiamento in atto nel cinema e, aggiunge Fiorentino, «ancora di più, spero, nella società». Evidentemente, prosegue, «c’è il bisogno di superare determinate etichette». Non solo nei contenuti proposti, ma anche nei linguaggi. In questo senso, chiosa la Direttrice della SIC, «mi piace molto l’idea della commistione di generi, perché va a toccare sia l’identità sessuale che le regole del cinema “di genere”, appunto. Abbiamo portato avanti l’idea di un cinema “trans”, in tutti i sensi».

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