Cronache dal Lido

IN QUESTA PAGINA:

  • Le Favolose
  • Cate Blanchett
  • Convegno Ente dello spettacolo

Le favolose: Roberta Torre, Donatella Palermo e il cast raccontano il film alle Notti Veneziane

«Mi piaceva molto che fossero loro, con le loro stesse parole, a dirsi e raccontarsi: è come se io avessi voluto dare una sorta di percorso dentro il quale lasciarle libere di essere se stesse»: così la regista Roberta Torre sintetizza il modo in cui ha scelto di porsi di fronte alle protagoniste del suo film Le favolose (alle Notti Veneziane delle Giornate degli Autori), incentrato su un gruppo di amiche trans che si riuniscono per omaggiare una loro compagna defunta anni prima e sepolta in abiti maschili. Le “favolose” rievocano così le proprie memorie, tra documentario e accensioni surreali. Presenti al Lido con la cineasta anche l’intero cast del lungometraggio (composto da Porpora Marcasciano, Sofia Mehiel, Mizia Ciulini, Veeth Sandeh, Nicole De Leo, Massimina Lizzeri) e la produttrice Donatella Palermo. Ne Le favolose, ha detto quest’ultima, si «racconta di persone che hanno inseguito un sogno, e lo hanno inseguito ad un costo altissimo, in una società dove si ha paura di sognare». E si parla anche di fantasmi, ma non solo in senso letterale. «Per anni, per decenni», ha affermato infatti Massimina Lizzeri, «siamo state dei fantasmi: non mogli, non madri, non figlie, non lavoratrici, non riconosciute come donne. Siamo madri, siamo figlie, siamo lavoratrici, siamo sorelle, siamo persone». E, come ha detto Porpora Marcasciano, «cambiare il mondo non è una cosa semplice, è una lotta lunga». Ma forse qualcosa sta effettivamente cambiando, forse anche nel modo di rappresentare le persone trans al cinema, come questo lavoro dimostra: Roberta Torre, chiosa infatti Nicole De Leo, «ha usato l’ascolto e ci ha messo nella condizione di ascoltare». Ed è emblematico che a questa Mostra del Cinema di Venezia ci siano molti titoli che puntano a toccare senza stereotipi il nodo dell’identità e delle transizioni di genere. Come ha aggiunto Torre: «È la Storia che irrompe, e pretende che queste storie siano raccontate».


 

Cate Blanchett: “Un personaggio complesso”

In conferenza stampa di Tár, il film in concorso diretto da Todd Field e interpretato da Cate Blanchett, l’attrice ha raccontato così la realizzazione del film:

“Dalla prima sillaba che ho letto della sceneggiatura ho capito subito che era un personaggio molto complesso. È un film su una trasformazione, su un processo di cambiamento. Lei non conosce se stessa, è un insieme di contraddizioni e  di provocazioni. Mentre giravo non avevo mai pensato al genere del personaggio né alla sua sessualità”


“Unire le forze per rilanciare il nostro cinema”

Il cinema tra illusione e narrazione: crea la storia, racconta la vita, anticipa il futuro è stato il tema dell’incontro promosso ieri dalla Fondazione Ente dello spettacolo, e moderato da Laura Delli Colli, presidente del Sngci e dei Nastri d’argento, coinvolgendo i maggiori rappresentanti del mondo di cinema e audiovisivo, tutti concordi su una linea: per garantire al grande schermo un futuro serve unire le forze, da ogni punto di vista: produttivo, distributivo e creativo. «Ci sono dubbi sulla capacità del cinema di oggi esser all’altezza del suo passatofa notare il direttore della Mostra Alberto Barbera ma non è così, alla fine di questa mostra avremo tutti la sensazione opposta. Il rapporto tra creatività e qualità è complesso, non possiamo continuare a investire sulla quantità, ma sulla qualità, perché il rapporto di fiducia con pubblico lo si conquista solo grazie a prodotti alti». Un’idea che Paolo Del Brocco, ad di Rai Cinema condivide, seppur con qualche riserva. «Il tema della quantità di produzioni e della loro qualità lo si svolge solo con un punto di vista condiviso con i produttori, non è automatico».

Giampaolo Letta, ad di Medusa film, va nello specifico: «Perché la sala torni a essere il luogo di elezione per vedere i film, servono due condizioni: lavorare tutti insieme sulla qualità delle storie e avere norme che salvaguardino la centralità della sale». La voce della distribuzione è quella di Massimiliano Orfei, ad di Vision Distribution: «Condividiamo un ecosistema unico, ci si salva tutti insieme. Il problema del nostro paese è il rapporto problematico con il cinema del passato, un confronto difficile, ma sono ottimista perché le nostre produzioni hanno sempre una presenza di grande prestigio in tutti i festival».  Nicola Maccanico, ad di Cinecittà, ne fa anche una questione di tempi: «Le piattaforme hanno bisogno della sala, non sarei sorpreso se la aiutassero con finestre più lunghe per lo sfruttamento di un prodotto nei cinema, abbiamo bisogno di parlare tra di noi, ma per farlo ci serve più tempo». Francesco Rutelli Presidente Confindustria Anica non ha dubbi: «Serve una filiera integrata, dobbiamo coniugare l’interesse nazionale in un ecosistema globale».

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