Il film del giorno: L’immensità

L’IMMENSITÀ

Italia/Francia, 2022. Regia Emanuele Crialese. Interpreti Penélope Cruz, Luana Giuliani, Vincenzo Amato, Patrizio Francioni. Produzione Wildside, Warner Bros. Durata 1h e 37’.


«L’immensità è il film che inseguo da sempre»: così Emanuele Crialese parlando del suo quinto lungometraggio, in concorso a Venezia 79, dove il regista dirige la Coppa Volpi dello scorso anno, Penélope Cruz, calata nella Roma (e nell’Italia) in cambiamento degli anni ’70. «È sempre stato “il mio prossimo film”», spiega Crialese, «ma ogni volta lasciava il posto a un’altra storia, come se non mi sentissi mai abbastanza pronto, maturo, sicuro. È un film sulla memoria che aveva bisogno di una distanza maggiore, di una consapevolezza diversa». E certo c’è grande aspettativa per questa nuova prova di un autore che con i precedenti lavori ha riscosso consensi ben oltre i confini nazionali. Non a caso, quello del regista nato a Roma da genitori siciliani è un cinema che attraversa e supera poeticamente le distanze tra terre, culture e persino fra realtà e sogno. L’elemento naturale che più lo caratterizza è il mare, con la sua vastità gravida di universali promesse ora mantenute ora tradite su una vita migliore. E i personaggi sono spesso migranti di ieri e di oggi. Come quelli nell’America postmoderna dell’opera prima Once We Were Strangers (1997), o quelli di inizio ʼ900, dalla Sicilia al Nuovomondo, nel film omonimo che ha consacrato il cineasta ottenendo, tra i molti riconoscimenti, il Leone d’argento – Rivelazione a Venezia nel 2006. E dei drammatici viaggi dall’Africa al nostro Paese parlava il successivo Terraferma, Gran Premio della Giuria al Lido nel 2011 e Premio Mario Monicelli al Bif&st. Un percorso che è valso a Crialese il Premio Nazionale Cultura della Pace nel 2014, per aver mostrato «un’umanità attenta ad affermare, con forza, il proprio essere nel mondo, a manifestare, con semplicità e chiarezza, la cittadinanza mondiale di ogni uomo, al di là di confini e frontiere artificiosamente costruiti». Ma c’è un altro filo che lega i lavori del regista, quello dei vincoli di sangue e d’affetto tra le persone. E infatti, aggiunge il cineasta, L’immensità «come tutti i miei lavori, in fondo è prima di tutto un film sulla famiglia». Quella di Clara e Felice, che ormai non si amano più e sono tenuti uniti dai figli, di cui la più grande, Adriana, ha dodici anni e un conflitto interiore legato alla sua identità. L’immensità, anticipa Crialese, è allora un racconto «sull’innocenza dei figli, e sulla loro relazione con una madre». Dove l’apporto di Penélope Cruz si è rivelato fondamentale, soprattutto per «la sua sensibilità e la sua straordinaria capacità di interazione con tre giovanissimi non attori che non avevano mai recitato prima», e che «sono rimasti bambini sempre e come tali sempre intensamente e immensamente veri».

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