L’occasione della Mostra

Oggi iniziano i giorni dell’eccellenza per il nostro cinema. Da stasera la 79esima Mostra di Venezia, ormai considerato da molti il più prestigioso festival cinematografico internazionale, per due settimane calamiterà l’attenzione mondiale, rappresentando la grande occasione per far ripartire definitivamente l’intera macchina cinematografica internazionale. Ci arriviamo con l’attesa per film come Blonde, sul mito di Marilyn, e di altri maestri, da Alejandro G. Iñárritu a Darren Aronofsky, da Florian Zeller a Noah Baumbach, da Lars Von Trier a Nicolas Winding Refn, questi ultimi due al Lido con due serie tv, ennesima conferma della caduta degli steccati tra cinema e serialità d’autore. Ma anche appesantiti dai mesi dell’esplosione delle produzioni nostrane, spinte dai tax credit post Covid, che purtroppo non riescono ad attirare spettatori in sala, quegli stessi spettatori che invece, dalla primavera, sono corsi a vedere anche nei cinema italiani i blockbuster made in Hollywood. Un anno fa, da un’edizione della Mostra ricchissima di proposte da tutto il mondo e per tutti i gusti, il nostro cinema uscì con grandi film lanciati verso il successo al botteghino, interrotto violentemente dall’ultimo lockdown dovuto alla pandemia. Anche quest’anno alcuni dei migliori registi italiani sono ai nastri di partenza al Lido: Luca Guadagnino, Gianni Amelio, Paolo Virzì, Susanna Nicchiarelli, il redivivo Emanuele Crialese, l’outsider Andrea Pallaoro e autori promettenti presenti nelle altre sezioni (uno per tutti: Pippo Mezzapesa, in Orizzonti con il suo sorprendente Ti mangio il cuore), promettono di sostenere il confronto con i registi da tutto il mondo. Un confronto che in molti casi si sposterà poi nelle sale, dove il nostro cinema ha un disperato bisogno di tornare a piacere al pubblico, pena una crisi dagli esiti imprevedibili. Sarà proprio la Mostra veneziana a promuovere questo ritorno in sala. Una mostra che ancora una volta il direttore Alberto Barbera, sostenuto dal Presidente della Biennale Roberto Cicutto, ha saputo costruire ricchissima di spunti, coraggiosa perché sintonizzata sul difficile momento che il mondo sta vivendo, stretto tra guerre, crisi ed esiti della pandemia, che si è scelto di raccontare e non di ignorare. E’ anche un’edizione che si riappropria di spazi e tradizioni (una tra tutte: il red carpet aperto ai fan), apre nuove strutture, calamita glamour e dibattiti come negli anni pre Covid. I paesi rappresentati sono 56, e oltre all’Italia, la parte del leone in concorso la fanno anche gli Usa e la Francia, rispettivamente con 11 e 7 film prodotti e coprodotti. Davvero un’eccellenza, insomma, da promuovere e proteggere. Anche perché offre al nostro cinema una nuova, grande occasione, che sarebbe sbagliatissimo non cogliere.

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