Peter Greenaway: «Amo Ridley Scott e il grande cinema italiano»

Mi sto imbarcando in un nuovo film, con protagonista Morgan Freeman, lo girerò a Lucca e si intitolerà Lucca Mortis, dovrei iniziare a girare già a ottobre”. Ci dà subito una notizia Peter Greenaway, appena ci sediamo al tavolo con lui per parlare de I misteri del giardino di Compton House, che celebra i suoi quarant’anni con una bellissima copia restaurata inserita nel programma di Venezia Classici.

Il film sarà incentrato molto sulla città e sulla sua architettura, che come sapete è il mio secondo lavoro. Ma a dire il vero ho anche una sceneggiatura veneziana, pronta per andare sul set, ed è la vera storia di quanto successe durante le riprese di Morte a Venezia di Luchino Visconti e della seduzione erotica nei confronti dell’attore che interpretava il giovane Tazio. Una storia forse un po’ forte qualche anno ma che credo adesso si potrebbe davvero raccontare, in chiave horror”.

Greenaway ha 80 anni, un’età a cui un uomo “non ha più un grande valore, cosa può produrre un uomo dopo quell’età, Picasso ha tirato fuori qualcosa di buono, ma Tolstoj era uno scrittore completamente finito”.

Cineasta che ha sempre cercato di essere al passo con i tempi e che ha cavalcato l’inizio della rivoluzione digitale che è però poi “diventata noiosa, pensate a Star Wars, quanto sono noiosi i film ormai. Nessuna rivoluzione è mai stata destinata ad avere successo”. Parlando de I misteri del giardino di Compton House, riflette sul fatto che sia un film “in cui tutto è dominato dal patriarcato e che in fondo le cose dopo quarant’anni non sono cambiate così tanto, c’è ancora tanta strada da fare”. Impossibile non chiedergli qualcosa sulla notizia del giorno, se non dell’anno, la morte della Regina Elisabetta II. “La stavo aspettando, ma cosa posso dire, sono un repubblicano nell’animo, ma capisco che il popolo senta il bisogno di essere rappresentato anche da una figura che sia apolitica, per quanto sia una forma istituzionale che non sempre funziona. Elisabetta non poteva avere un’opinione su niente ed è qualcosa di inumano se ci pensate”.

Tornando al cinema, il regista britannico, che da tempo vive ad Amsterdam, ha sempre una sorpresa per tutti. “Il mio regista di Hollywood preferito è Ridley Scott, come non si può pensare una cosa del genere di un uomo che ha girato film come Alien, Blade Runner e Il gladiatore. Il mio primo innamoramento cinematografico è stato Ingmar Bergman, perché c’era quasi sempre una donna nuda nei suoi film, e poi il cinema italiano, dal Neorealismo a La dolce vita a L’ultimo Imperatore avete fatto del cinema eccezionale, poi non so che cosa avete combinato, ma questa è un’altra storia”.

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