Riget Exodus, Living e Bobi Wine: Ghetto President

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RIGET EXODUS (THE KINDOM EXODUS) 

E’ tra i titoli più attesi della Mostra, non solo per il ritorno a Venezia di Lars Von Trier, ma anche perché nessuno sperava in questa terza e conclusiva stagione di The Kingdom. E invece il regista danese ha stupito tutti, con il capitolo finale di Riget Exodus, arrivato a distanza di quasi trent’anni dal primo. Nata nel 1994, dopo che David Lynch ebbe il coraggio di  attraversare il confine tra cinema e televisione con la sua storica Twin Peaks, la serie è ambientata nel reparto neurologico di un grande ospedale danese, infestato da fantasmi e misteriose presenze. In questo ultimo capitolo, Lars Von Trier riparte dalla sonnambula Karen (Bodil Jørgensen) in cerca di risposte a domande rimaste irrisolte, con lo scopo di salvare l’ospedale dal suo destino. Addormentata, Karen vaga nel buio fino a trovarsi inspiegabilmente davanti al nosocomio, la vecchia faida tra Svedesi e Danesi è ancora accesa, mentre sul Regno persiste una maledizione.  «Esodo può significare effettivamente entrare o uscire, dipende dall’angolo di osservazione del confine – ha spiegato il regista – Ma la parola indica semplicemente un gran numero di individui che attraversano insieme una linea tratteggiata a matita. Perché? Esiste uno squilibrio tra il bene e il male. Il limite è stato raggiunto, almeno nel Regno, ma non posso assicurare che sarà facile e incruento aprire le sette serrature astrali del mondo simultaneamente con il sangue del medico».  Non resta che capire se anche stavolta il regista danese si sarà riservato un posto nella sigla finale, come successo nel ’94 e nel ’97 quando chiudeva ogni episodio con le sue battute.

Tiziana Leone


LIVING

Id., Regno Unito, 2022. Regia Oliver Hermanus. Interpreti Bill Nighy, Aimee Lou Wood, Alex Sharp, Tom Burke. Durata 1h e 42’.

È l’unico film della selezione ufficiale di Venezia 79 a non essere in prima mondiale, un’eccezione che ha delle validissime ragioni: stiamo parlando infatti di Living, di Oliver Hermanus, fuori concorso al Lido dopo essere stato visto in occasione del Virtual Sundance 2022. La sua presenza alla Mostra veneziana è anzitutto un omaggio all’illustrissimo sceneggiatore, il Premio Nobel per la letteratura Kazuo Ishiguro, autore dei romanzi Quel che resta del giorno (1989) e Non lasciarmi (2005), e proprio quest’anno tra i giurati che assegneranno i Leoni d’oro e d’argento. Questo però non è certo l’unico motivo d’interesse di Living, ambizioso rifacimento di Vivere! (1952), tra i capolavori di Akira Kurosawa, il maestro del cinema giapponese che a Venezia vinse il premio principale nel 1951 con Rashomon e poi il Leone d’oro alla carriera nel 1982. La storia dell’anziano e vedovo burocrate di Tokyo Kanji Watanabe che, scoperto di avere un cancro allo stomaco, si rende conto di non aver mai vissuto appieno, viene trasposta da Ishiguro e Hermanus nella Gran Bretagna degli anni ’50. L’onore e l’onere di interpretare il protagonista (un superbo Takashi Shimura nell’originale) spetta a Bill Nighy, attore teatrale e memorabile caratterista per cinema e tv (è stato il Davy Jones di Pirati dei Caraibi, il Rufus Scrimgeour di Harry Potter e ha vinto un BAFTA per Love Actually). Nel cast anche Aimee Lou Wood (la Aimee Gibbs di Sex Education). Dirige l’apprezzato regista di Shirley Adams (2009) Beauty (2011, vincitore della Queer Palm a Cannes), The Endless River (2015) e Moffie (2019). Il risultato, anticipa il Direttore della Mostra del Cinema di Venezia Alberto Barbera, è «uno dei non moltissimi casi di remake assolutamente riuscito e appassionante».

Emanuele Bucci


 

BOBI WINE: GHETTO PRESIDENT

Uganda / UK / USA 2022, Regia Christopher Sharp / Moses Bwayo Documentario, Durata 121’ – Ventureland / Southern Film Production

Robert Kyagulanyi Ssentamu, quarant’anni compiuti lo scorso febbraio, è il musicista ugandese noto con il nome d’arte di Bobi Wine, le sue composizioni miscelano reggae, dancehall e afrobeat, è stato il leader del gruppo Fire Base Crew e ha fondato la band Ghetto Republic of Uganja. Nel 2013-2014 Bobi Wine è il protagonista della serie tv Da Ghetto President, nel 2016 il suo brano Kiwani è nella colonna sonora del film Queen of Katwe di Mira Nair e nel luglio 2017 l’artista conquista un seggio al parlamento ugandese, diventando uno dei leader dell’opposizione al dittatore Yoweri Museveni, al potere dal 1986. Arrestato e incarcerato più volte, Boni Wine si è candidato alle elezioni presidenziali del 2021, sfidando il dittatore che correva per il sesto mandato consecutivo, ma ha perso il confronto. L’Unione europea, gli Stati Uniti e l’ONU si erano però rifiutati di monitorare le elezioni, poiché ai loro funzionari era stato negato l’accreditamento e Bobi Wine ha sostenuto che Yoweri Museveni ha organizzato un colpo di stato, esortando i suoi sostenitori a protestare con mezzi non violenti.

Questo documentario segue la straordinaria vicenda di un musicista diventato prima attivista politico e poi deputato per difendere i diritti di chi non ha una voce: la gente del ghetto. Alla regia la coppia formata dal talent agent australiano Christopher Sharp, già produttore del thriller Hammer Bay (2007) e del corto Kill Your Dinner (2016) e dal giornalista ugandese Moses Bwayo, denunciato e arrestato per adunata sediziosa semplicemente per aver filmato alcune delle scene di questo documentario.

Oscar Cosulich

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