Venezia e il sogno-incubo degli anni ’80

Siamo sicuri di essere a Venezia nel 2022? Perché in realtà la Mostra del Lido ci sta dimostrando che il nostro immaginario fatica a uscire dagli anni ’80. Sembra confermarlo oggi l’arrivo di Walter Hill, un maestro di quel decennio, che aveva contribuito ad aprire con le gang già post-ideologiche de I guerrieri della notte. Per non dire dei film passati in concorso. Gli amanti cannibali di Luca Guadagnino sono figli emarginati dell’America di Reagan, Argentina, 1985 rievoca sin dal titolo il momento storico-politico dove un Paese ha tentato di esorcizzare i suoi demoni. Lo stesso decennio è stato immortalato negli scatti della grande fotografa Nan Goldin, ritratta da Laura Poitras (anche) nella sua battaglia contro lo strapotere di un capitalismo che da allora non ha allentato la presa. Senza contare l’apertura con White Noise, dove gli anni ’80 di Don DeLillo somigliano alla commedia nera dell’attualità, tra ambiente avvelenato, complotti, quarantene e il carnevale consumista come diversivo per non pensare alla morte (individuale e collettiva) incombente. E forse il punto è questo: se al cinema (e alla serialità) di oggi piace tanto revocare gli anni ’80, non sembra tanto e solo un fatto legato alla generazione degli autori o al fascino dei prodotti culturali di allora. La verità è che quell’epoca per certi versi non è ancora finita. A ben vedere, infatti, siamo ancora orfani di pensieri politicamente forti, succubi della globalizzazione neoliberista, e ci rintaniamo nei nostri ricordi, nei nostri sogni e incubi divenuti nel frattempo digitali. Abbiamo imparato a farlo proprio in quegli anni, e da allora la tecnica si è perfezionata. Ma qualcosa, ormai da un po’, sta iniziando a scricchiolare, nella nostra gabbia dorata, e Venezia ci sta dando conto anche di questo. Il presente è quello di Athena, è il grido di rabbia di chi è rimasto troppo indietro, è l’allarme di fronte a un sistema che dà l’idea di non tenere più. Perché puoi sognare che la Storia sia finita, ma prima o poi sei costretto (anche dal cinema) a svegliarti. E, usciti dal loop temporale, rischiamo di trovarci in un futuro che non ci piacerà

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