Viaggio nel culto di Timothée

E i vostri genitori? «Erano contenti, ci hanno detto se volete andare, andate». Hanno preso il treno da Treviso, poi il traghetto, infine l’autobus, hanno 15 e 17 anni, sono due ragazze tra l’immensità di quelle che stazionano davanti al red carpet per vedere Timothée. La speranza? «Anche solo vederlo ci basterebbe». Troppo sperare in un selfie, sono solo in quarta fila, le stoiche della prima, che possono aspirare a una foto, un autografo, un sorriso, sono piantate lì dalla notte prima. «Siamo arrivate all’una, abbiamo dormito con il sacco a pelo».  Dalla prima mattina hanno sollevato il cartello con la scritta Timothée vieni a mangiare la pasta con me e poi atteso, atteso, atteso. Sotto gli ombrelli per ripararsi dal sole c’è anche un gruppo di ragazze tedesche. «Siamo venute per Timothée, veniamo da Colonia». Il viaggio è stato lungo, in biglietto per il Lido può valere anche per vedere qualche altra star, e infatti tra qualche giorno arriverà anche Harry Styles. Curiose? «Assolutamente no, non ci interessa, noi vogliamo vedere solo Timothée».

Non c’è altra legge al Lido, no Timothée no party. «Se ci toccherà spingere le ragazze in prima fila per conquistare un sorriso ? Non lo faremo, a noi basta solo vederlo passare». Le belle intenzioni del mattino si disintegrano alle sette di sera, quando il red carpet si anima e l’attore, di rosso mezzo vestito, stravolge come di consueto ogni protocollo per avvicinarsi alle transenne, firmare autografi, abbracciare fans, scattarsi foto. Nessuna pietà, il divino è lì a pochi metri, farselo scappare? La dura lex dell’autografo impone la ressa. «Ho visto una hostess, immobile fino a un secondo prima, fare i cento metri a tempo di record», sorride un padre, uno dei pochi elementi maschili accolti in questo consesso al femminile, dove non c’è età, ma solo un unico grande credo, figlio di padre francese e madre americana. L’attesa è stata ripagata. Almeno per un gruppo di studentesse americane in tripudio, hanno scattato con la macchina fotografica, perché un solo incubo ha accompagnato per l’intera giornata il popolo di Chalamet: la batteria scarica, con il risparmio energetico a fare da tutore, più psicologico che legale. Impossibile fare le dirette per le amiche rimaste a casa. «Ci sto provando, ma prende poco».

Nell’attesa c’è anche qualche fortunata che acquista un biglietto da chi non può più andare alla prima. Cinquanta euro, Paypal e la serata con Timothée seduto a poche poltrone di distanza è fatta. Un privilegio per pochissime, anzi per una sola, è questione di attimi, oltre che di portafoglio. E quando l’attore si infila in sala, le luci sul red carpet si spengono, restano due immagini a dare un senso a un’altra giornata di ordinaria follia. Le tedesche sedute sul marciapiede, soccorse dai paramedici, sfiancate dal caldo e da un’attesa che le costringerà comunque a ripiegare su Harry Styles, perché Timothée l’hanno perso, e una domanda di una ragazza alle amiche: «Ma a voi non vi pare assurdo che sia una persona vera?». 

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