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Cronache dal Lido: Pitt & Clooney, Richard Gere, Patti Smith

Clooney: “Le dimissioni di Biden? L’atto più altruista dai tempi di George Washington”

Al Lido sono arrivati ieri i ‘lupi solitari’ Brad Pitt e George Clooney con la divertente action comedy Wolfs diretta da Jon Watts. I due attori e produttori si sono riuniti sullo schermo 15 anni dopo Burn After Reading – A prova di spia con un progetto sentito subito ‘giusto’. «Jon Watts è venuto con quest’idea divertente e mi è sembrata subito una buona ragione per tornare a fare film con George» ha raccontato Pitt. «Lavorare con persone con le quali mi piace trascorrere del tempo insieme è diventata una mia prerogativa. Ci è piaciuta l’idea, abbiamo letto la bozza della sceneggiatura e abbiamo detto “Bello. Facciamolo!” Non succede spesso di andare a girare la prima bozza, di solito passano le riscritture e ci vogliono anni».

Il film uscirà il 27 settembre in streaming su Apple TV+, anche se solo un mese fa era stata comunicata un’uscita cinematografica con Eagle Pictures poi sfumata. Sulla questione, è Clooney a spiegare: «Avremmo voluto un’uscita ampia nei cinema, ne avremo una limitata prima di uscire in streaming, sono cose che capitano». E sul conflitto streaming-sala: «La nostra industria ha bisogno dello streaming, fa parte di quello che facciamo, e anche lo streaming trae benefici dalle uscite al cinema. Non si è ancora delineato un quadro chiaro, stiamo vivendo una rivoluzione, ma ai giovani attori vengono date tante possibilità». «Siamo tutti romantici nei confronti delle sale, ma lo streaming – aggiunge Pitt – ci permette di vedere più storie e più talenti. È un equilibrio delicato per ora, vedremo cosa succederà». 

In chiusura, la domanda politica a Clooney, che ha lodato il Presidente Joe Biden per essersi dimesso da candidato democratico alle presidenziali per lasciare il posto a Kamala Harris. «Ha fatto la cosa più altruista che sia mai stata fatta dai tempi di George Washington. Tutte le macchinazioni che ci hanno portato lì non hanno importanza. Ciò che dovrebbe essere ricordato è l’atto altruistico di qualcuno che ha fatto la cosa più difficile da fare: lasciar andare il potere».

Richard Gere gioca con il suo doppiatore nella masterclass di Biennale

Elegante, senza tempo nei suoi 75 anni, ironico, brillante, Richard Gere  ha regalato ricordi e confessioni ieri nella Conversazione della Biennale per il ciclo The art and craft of cinema realizzato con Cartier. In una Match Point Arena gremita, anche il figlio Homer. «Ho un vago ricordo di un piccolo ed impopolare film in cui ho recitato, mi pare si chiamasse Pretty Woman», ha scherzato, ricordando l’iconica scena al pianoforte con Julia Roberts totalmente improvvisata.

Poi lo ha raggiunto sul palco il suo doppio italiano, il doppiatore Mario Cordova, voce italiana di Gere: «Quante fanciulle ho conquistato al telefono – ha scherzato Cordova – per poi perderle quando le ho incontrate di persona». I due hanno parlato dell’eterno dilemma: doppiare o non doppiare, per poi interpretare insieme alcune scene dei film di Gere. «Lo so che piace di più la mia voce italiana», ha concluso mestamente l’attore, stringendo la mano a Cordova, che di suo aggiunge «conosco ogni centimetro della sua pelle, il suo modo di guardarsi, certe chiusure degli occhi che fa solo lui e che sono straordinarie. Ogni volta è come entrare nel suo corpo e nella sua voce, prendere la faccia dell’attore e mettersela addosso».

Richard Gere e Stéphan Lerouge, esperto in musica per il cinema

Patti Smith tra cinema e poesia

Patti Smith, icona rock («io però sognavo di diventare una cantante d’opera», ha confessato lei) scrittrice, pittrice, musicista e fotografa, si è esibita in una performance multimediale all’insegna della poesia e del cinema, in una celebrazione dell’arte che ha accomunato le icone dipinte da Andrej Rublëv al cinema di Andrei Tarkovsky (che sul pittore ha realizzato un film nel 1966), la divina Callas diventata Medea per Pasolini e lo stesso Pasolini nel film a lui dedicato da Abel Ferrara.

L’evento di Isola Edipo e Giornate degli Autori in collaborazione con Fondation Cartier Pour l’Art Contemporain si è tenuto all’interno della sezione Cinema dell’Inclusione tra visione e formazione.

Patti Smith era accompagnata da Stephan Crasneanscki (Soundwalk Collective), per questo viaggio audiovisivo partito da Correspondences, il progetto musicale al quale hanno collaborato da anni e che nasce in modo decisamente atipico.

Crasneanscki registra soundscapes e frammenti sonori in diverse parti del mondo poi, dopo averli editati e montati, li fa ascoltare a Patti Smith che, sull’onda emotiva di quei suoni, compone poesie. Alla fine del processo sono aggiunte le immagini proiettate alle spalle degli artisti durante l’esibizione.

Dalla registrazione del 2018 dei suoni di un monastero di Mosca durante la Pasqua nasce così l’omaggio ad Andrej Rublëv, di cui vediamo proiettate alcune icone; dal suono dell’acqua del Mar Nero, delle montagne al confine tra Georgia e Cecenia e dalle comunicazioni tra imbarcazioni intercettate da sette scanners sintonizzati su altrettante frequenze, c’è il tappeto sonoro su cui Patti Smith rende omaggio alla figura di Medea, mentre sullo schermo appaiono sequenze tagliate e solarizzate del film di Pasolini. Dalle registrazioni sul set romano del Pasolini di Abel Ferrara, anche queste accompagnate da immagini tagliate e solarizzate del film e del set, infine, Patti Smith recita una trascinante interpretazione dell’arrivo nell’Aldilà di Pasolini, già pronto a girare con un budget illimitato il suo film mai fatto.

Alla fine di questa performance di oltre un’ora Patti Smith, a confermare la propria passione pasoliniana, ha cantato a Cappella un omaggio alla Vergine Maria, mentre sullo schermo scorrevano le immagini de Il Vangelo secondo Matteo (1964) perché quello «è stato il film con cui ho scoperto il regista».

 

 

Familia, un film per combattere la violenza famigliare

Francesco Costabile e Francesco Di Leva raccontano la genesi di Familia, in concorso ad Orizzonti

«Ho intitolato Familia il mio film perché la desinenza latina ci rimanda a qualcosa d’inquietante: il “pater familias” era infatti colui che era il padrone degli schiavi, ma anche della moglie e dei figli», il regista Francesco Costabile spiega così la scelta della sua riduzione cinematografica del romanzo autobiografico di Luigi Celeste Non Sarà Sempre Così (Edizioni Piemme, 2017), interpretato da Francesco Gheghi, Barbara Ronchi, Francesco Di Leva, Marco Cicalese, Francesco De Lucia, Stefano Valentini, storia di una famiglia vittima di un padre violento.

«Sentir definire “sgradevole” il mio personaggio è bello anche se per l’attore fa male non poterlo difendere», spiega Francesco Di Leva, «per interpretarlo sono andato a cercare il bambino che era, ripartendo da quello che aveva vissuto a Secondigliano e la truffa emotiva che lo attanagliava. Io dovevo credere che quando Barbara usciva lei andava a vedere un altro uomo».

«Nel 2023 sono stati 5.000 i bambini che hanno subito violenza indiretta frapponendosi ai genitori», conclude Di Leva, «questi bambini quando crescono penseranno che quella sia la normalità. Per questo il male va raccontato: solo comprendendone le radici si può distruggere questo tumore». A questo proposito Giampaolo Letta si augura che il film sia mostrato nelle scuole e che il Ministero confermi l’autocertificazione 6+ data da Medusa senza ulteriori divieti, perché «Familia non è un film violento, ma sulla violenza».

 

 

Da Venezia a Torino il cinema incontra i videogame

Dalla nuova sperimentazione di Harmoky Korine in Baby Invasion alla rivisitazione immersiva del celebre Riven, Venezia 81 ci parla del rapporto sempre più stretto tra film e mondo videoludico. Non è un caso allora che il Museo Nazionale del Cinema di Torino (in collaborazione con l’Università) abbia aperto Video Game Zone, area permanente dedicata al videogioco nell’Aula del Tempio della Mole Antonelliana. Un modo per aprirsi a «nuovi linguaggi che possano dialogare in maniera trasversale», afferma il presidente del Museo Enzo Ghigo, mentre il direttore Domenico De Gaetano, curatore dello spazio con Fabio Viola, sottolinea come tra i due media «le intersezioni e le influenze reciproche sono innumerevoli e sempre più evidenti». L’area include proiezioni di film e serie legati al gaming, materiali come trailer e making of dei giochi e molto altro. Una selezione di contenuti è disponibile anche sulla piattaforma streaming del Museo, InTO Cinema.

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