“Questo è un film dedicato a chi di fronte ad una cosa così forte decide di attraversarla invece che scappare”. Un film molto intimo, dice Valerio Mastandrea che per Nonostante è regista, alla sua opera seconda, dopo Riede (2018), sceneggiatore insieme a Enrico Audenino, protagonista e anche produttore con la sua società Damocle in collaborazione con HT Film, Tenderstories e Rai Cinema.
Nonostante apre la sezione Orizzonti della 81ma Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia. Il film uscirà probabilmente a marzo del 2025 e vede protagonisti al fianco di Mastandrea anche Dolores Fonzi, Lino Musella e Laura Morante.
Nonostante, la trama
È la storia di un uomo che trascorre serenamente le sue giornate in ospedale senza troppe preoccupazioni, al riparo da tutto e da tutti, senza responsabilità e problemi di alcun genere. Tutto cambia per lui quando una nuova persona viene ricoverata nello stesso reparto. È una compagna irrequieta, arrabbiata, non accetta nulla di quella condizione e non è disposta ad aspettare, in qualche modo vuole lasciare quel posto, viva o morta. L’incontro con lei stravolge la vita di lui e lo costringe ad affrontare le sue emozioni e a fare i conti con la propria condizione.
Una storia d’amore
Per Mastandrea l’idea era quella di raccontare una storia d’amore, ma inserita in un contesto originale come quello di un ospedale in una condizione così al limite e talmente estrema che “è subito diventata metafora”. Mastandrea insieme allo sceneggiatore Audenino hanno consultato degli specialisti della Fondazione Santa Lucia, dedicata alla neuroriabilitazione ospedaliera e alla ricerca nelle neuroscienze. Immediatamente però hanno compreso che non avrebbero potuto raccontare un mondo così complesso, incredibile e pieno di sfumature e storie diverse, un mondo difficile in cui entrare. “Bisogna nutrire un rispetto enorme per questo mondo – sottolinea il regista – per questo ci siamo concentrati più sull’incontro di due simboli, vita e morte, con un sentimento enorme come l’amore improvviso”.
“È una storia d’amore inserita in un contesto metaforico e le persone ferme nei letti per noi sono le persone ferme nella vita che l’incontro con l’amore mette di fronte ad una fragilità e ad una vulnerabilità che bisogna avere il coraggio di affrontare. È un film che parla della vita e quando si parla della vita devi sempre tenere presente la morte. Sono contento che arrivi l’approccio spirituale del film, ma quello clinico non abbiamo voluto mai metterlo in piedi”.
“Ad uno dei due personaggi l’amore salva la vita, all’altro no, ma in ogni caso non sono stati fermi ad aspettare che le cose accadessero”, aggiunge Mastandrea che chiarisce anche il senso di un titolo laconico eppure fortemente evocativo. “È un film molto intimo e non credo che se continuerò a fare il regista prescinderò mai da questo lato più sentimentale, allo stesso modo con cui ho fatto l’attore. Io sono un ‘nonostante’. I ‘nonostante’ sono persone che possono essere attraversate da un sentimento enorme e ci si riconosce quando ci si incontra”.
Secondo Audenino Nonostante è un film giocato sugli ossimori, su cosa vuol dire essere vivi ed essere morti e racconta una parentesi all’interno della quale, in un modo apparentemente immobile, possano succedere delle cose fondamentali. “È un paradosso continuo tra lo stare bene e lo stare male, tra la vita e la morte, – spiega ancora Mastandrea – e dimenticare significa perdersi per sempre”.