Amicizia, morte e vita. Pedro Almodovar torna in concorso a Venezia con il suo primo film in lingua inglese, The Room Next Door, con protagoniste Tilda Swinton e Julianne Moore. Un’opera dolente ispirata al romanzo ‘What Are You Going Through’ di Sigrid Nunez che affronta il tema del fine vita e lancia un grido di allarme a difesa del pianeta in cui viviamo. Queste le parole dei protagonisti in conferenza stampa:
Almodovar
«Fare un film completamente in inglese è stato come cominciare una nuova era e aveva bisogno di un veicolo adatto: in questo caso è stato il romanzo ‘What Are You Going Through’ di Sigrid Nunez. The Room Next Door è un film a favore dell’eutanasia: la Spagna è il quarto paese europeo ad avere una legge sull’eutanasia ma credo sia urgente che questa legge esista in tutto il mondo. Viviamo in un mondo pieno di pericoli: il cambiamento climatico non è uno scherzo. E non so quante dimostrazioni occorrano ancora per essere sicuri che sia reale. Il film parla di una donna agonizzante in un mondo che probabilmente è anch’esso agonizzante. Credo che l’unica soluzione, per quanto sembri pretenziosa, sia che ognuno, a partire da casa propria, si esprima contro tutto questo negazionismo. Dobbiamo fermare queste manifestazioni negazioniste perché il pianeta è in pericolo, ma potrebbe correre un pericolo molto più grande»
Julianne Moore
“Nei film di Pedro Almodóvar c’è sempre forza vitale, si sente il battito del cuore, cosa significa essere vivi e avere un corpo. In questo film amo il modo in cui Pedro ritrae l’amicizia femminile tra due donne grandi, così poco rappresentata di solito nei film. Non c’è alcun regista in grado di farlo come Pedro. La profondità autentica del loro rapporto mi ha commossa e si è riflessa sul rapporto tra me e Tilda. Ci siamo confidate tante cose, anche quelle più banali, come il semplice parlare di scarpe. Serve anche questo per avvicinarti ad una persona e capire chi sei”.
Tilda Swinton
In The Room Next Door affrontiamo il tema della morte, ma mi sembra che questo film parli della vita più di ogni altra cosa. Io non ho paura della morte, non l’ho mai avuta. Penso che accettare il passaggio per certe persone sia difficile, mentre io ne ho preso coscienza molto presto. In ogni caso il viaggio di “transizione” richiede molta autodeterminazione e questo film è davvero un trionfo. Martha ha senso di avventura e di celebrazione della vita: la fede nell’evoluzione è il vero cuore del film”.