Domenica 1 Settembre 2020

Cate Blanchett: «Siamo qui, ce l’abbiamo fatta»

La mascherina del Red Carpet di Tilda Swinton (una tradizionale veneziana tutta dorata) dà il senso di questa cerimonia di apertura di Venezia 77: anche con mezzi poco ortodossi si può raggiungere l’eccellenza. E non è l’arte di arrangiarsi all’italiana ma una nuova via della creatività. Lo dice anche Anna Foglietta nell’aprire la cerimonia inaugurale di questa Mostra che finalmente prende il via: «Noi artisti dobbiamo cercare risposte» enuncia dal palco di fronte a una platea distanziata. Mancano solo le tessere bianche e nere per farla sembrare una scacchiera ma al posto di freddi pezzi in avorio ci sono i protagonisti che, anche distanziati, riescono a esprimere il proprio calore. «Questa è un’edizione speciale, che ha sfidato le insidie dell’incertezza, e per la prima volta si richiede al pubblico una partecipazione attiva», prosegue la madrina del Lido, «Dimostra che in Italia si può tornare a fare cultura in sicurezza».
Ed ecco la parata di star, con la presentazione delle giurie e l’intervento della presidentessa di quest’anno, Cate Blanchett. «Siamo qui e ce l’abbiamo fatta, è un miracolo», dice la protagonista di Blue Jasmine con quella voce ferma, profonda e affascinante che non possiamo non amare. Ma la metaforica telecamera si ferma soprattutto su Tilda Swinton, Leone d’oro alla carriera insieme a Ann Hui che però non ha potuto partecipare. «Due cose mi domando ultimamente. Uno: quanto, ed esattamente quale, cinema conta per me. Due: come riuscire ad accettare questo immenso onore con una faccia impassibile», dice non riuscendo a trattenere l’emozione. Però è sempre la Swinton, una donna controcorrente da sempre ed ecco l’ironia – «sono una ragazzina punk fissata con il cinema che fa l’autostop per la stazione per prendere un treno per le colline ai piedi delle vette delle conquiste dei miei maestri» – ma anche la citazione di David Bowie. Per dire «Changes» ripete per tre volte la prima sillaba come nella celebre canzone del Duca Bianco. In chiusura poi lancia un pensiero al collega Chadwick Boseman: «Wakanda forever!», urla dal palco, condita da «Viva Venezia! Cinema cinema cinema!  Nient’altro che amore».

Alessio Lana

«Sono entusiasta di poter avere una conversazione con umani. Ho parlato solo con maiali e polli negli ultimi sei mesi, quindi è un grande piacere essere qui».

Gli otto direttori aprono la (solidale) Venezia 77

Solidarietà e sostegno al mondo del cinema, ma anche determinazione affinché il ruolo dei festival sia valorizzato in un momento così drammatico: sono le istanze dei “magnifici otto” direttori di festival europei per l’apertura di Venezia 77. Un’iniziativa nata da Alberto Barbera e dal Direttore di Cannes, Thierry Frémaux: nei mesi scorsi, racconta Barbera, «abbiamo formulato diverse ipotesi, ma la situazione cambiava rapidamente e le ipotesi invecchiavano». Non è però tramontata la volontà di un’iniziativa comune, concretizzatasi nel documento condiviso letto in chiusura della cerimonia veneziana (assente per ragioni personali Tricia Tuttle del BFI di Londra). Solo «tutti insieme si può fare, creare e soprattutto celebrare il cinema», ha detto Frémaux, che ha speso parole per la difficile situazione della Cinemateca Brasileira. In un momento storico dove, come afferma la Direttrice di Locarno Lili Hinstin, rischiamo di «perdere il senso del collettivo», i festival hanno il compito di riconnetterci per «scoprire, nutrire, sviluppare» talenti e professionalità in tutto il mondo (sottolinea la Direttrice di Rotterdam Vanja Kaludjerčić). Con uno sguardo indietro alla positiva esperienza del Karlovy Vary itinerante (ricordata dal Direttore Karel Och) e uno avanti all’imminente edizione (ridotta ma in presenza) di San Sebastian (tra gli otto il Direttore José Luis Rebordinos), i co-firmatari del documento (c’è anche il Direttore della Berlinale Carlo Chatrian) intendono confrontarsi con le istituzioni governative per un supporto ai festival, specifica Barbera, «a livello comunitario», in quella che Frémaux ha definito la (difficile) «cavalcata sul futuro» che ci attende.

Emanuele Bucci

Un sodalizio lungo 15 anni

C’è una ragione precisa se il legame tra La Biennale Cinema e Tucano si rinnova ormai da quindici edizioni. Anche quest’anno Tucano è fornitore ufficiale del Venice Production Bridge 2020, realizzando le shopper ufficiali della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia. Borse ecologiche realizzate completamente in materiali recuperati dai rifiuti plastici, una produzione che rinnova l’impegno dell’azienda a favore dell’ecosostenibilità e che sottolinea l’importanza di dare una seconda vita ai materiali usati. Un percorso condiviso quello dell’azienda, brand di riferimento per tutti gli appassionati delle due ruote, con le idee e la progettualità di Biennale Cinema. L’incrocio tra cultura, ecologia e manifattura innesca così un meccanismo virtuoso alla cui base ci sono creatività e innovazione, elementi fondamentali per un processo teso a un reale cambiamento di cui possano usufruire le future generazioni.

Tucano festeggia quest’anno i suoi trentacinque anni di attività, un’azienda nata a Milano e conosciuta oggi in tutto il mondo grazie alla qualità e allo stile delle sue creazioni. Un connubio perfetto per uno dei festival cinematografici più importanti del mondo.

Alessandro De Simone

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