Domenica 1 Settembre 2020

Film in gara oggi: “Laila in Haifa” di Amos Gitai

Laila è un nome di donna arabo il cui significato è notte. Una notte ad Haifa, quindi, questo racconta il nuovo film di Amos Gitai, regista israeliano che con il governo, le politiche e alcune tradizioni del suo paese e della sua cultura non ha sempre avuto un rapporto cordiale. Basti ricordare il magnifico Kadosh, a oggi ancora forse il suo film più compiuto e potente, critica feroce nei confronti della comunità ortodossa a Gerusalemme. Figlio di un ebreo tedesco fuggito dalla Germania nazista e di una russa rifugiatasi in Palestina, Gitai non poteva certo non abbracciare entrambe le culture della terra da cui proviene. E cercare costantemente di farle convivere, almeno nel suo cinema.

Laila in Haifa è il racconto di una notte, per l’appunto, in una discoteca di Haifa. Quel luogo frequentato indifferentemente da israeliani e palestinesi, ebrei e mussulmani, uomini e donne, omosessuali e travestiti, diventa ogni notte un ideale di convivenza che la Storia ha insegnato sembrare essere impossibile. Ma forse non è per forza così. In questo luogo si dipanano le storie di tre donne, che trovano rifugio in questa zona franca dove la prepotenza maschile di entrambe le culture non può entrare.

La vita e la carriera di Amos Gitai sono uno strano paradosso. Per dieci anni il regista (e architetto, come suo padre, esponente del Bauhaus) è andato via dal suo paese, andando prima negli Stati Uniti e poi in Francia, perché le sue idee non erano gradite. Una volta tornato in patria, è stato sempre aspramente criticato per le sue posizioni. Ma come tutti gli artisti convinti delle proprie idee, Gitai va avanti con il suo discorso, di cui Laila in Haifa è un ulteriore importante tassello.

Come ha dichiarato lo stesso regista, questo film è l’ennesimo tentativo di far accadere contemporaneamente nello stesso luogo le storie di due popoli divisi per motivi insensati. Ma non solo, perché Gitai ne fa anche una riflessione sul processo creativo, sull’importanza che una comunità d’intenti può avere nell’economia culturale di una e, in questo caso, anche due nazioni. Quante energie si sarebbero potute dedicare alla propagazione del bello, piuttosto che al proliferare dell’odio e della violenza. E chissà quando questo processo, apparentemente senza fine, troverà invece una giusta conclusione. Fino ad allora, voci come quelle di Amos Gitai, e di altre come la sua, nelle troppe regioni martoriate del mondo, sono e saranno sempre preziose.

LAILA IN HAIFA
Israele, Francia, 2020, Regia Amos Gitai Interpreti Maria Zreik, Khawla Ibraheem, Bahira Ablassi Durata 99’

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