Il film del giorno: America Latina, parla Elio Germano

Il quinto film italiano in concorso è l'opera terza dei Fratelli D'Innocenzo, con protagonista Elio Germano

Il mistero di un film nasce spesso dal suo titolo. Come America Latina, quella terra vicina al mare in una landa che una volta era palude a sud della grande Capitale. Qui vive il tranquillo dentista Massimo Sisti, uomo tutto casa e lavoro, soprattutto casa, una bella villa lontana dalla confusione, un’oasi di felicità dove guardare crescere le sue due splendide figlie, una gioia che condivide con l’amata Alessandra.

Tutto perfetto. Finché. C’è sempre un finché in questi casi, e i Fratelli D’Innocenzo hanno già dimostrato di conoscere bene le regole del gioco e dei generi. Con appena due film all’attivo, i gemelli di Tor Bella Monaca hanno messo in chiaro molte cose, per questo hanno «scelto di raccontare questa storia perché ci metteva in crisi, come esseri umani, narratori, spettatori».

Una crisi che ha convinto i selezionatori di Venezia 78 e il direttore artistico, dando l’opportunità ai Bros. di correre per la prima volta per il Leone d’oro e ad Elio Germano, ancora loro protagonista dopo Favolacce.

Alessandro De Simone

Elio Germano: con i D’Innocenzo «non si pensa al risultato, si fa una ricerca»

È il giorno di America Latina a Venezia 78. Che impressione ha di questa edizione?

Sono appena arrivato, quindi non ho avuto modo di “assaggiare” ancora nulla, e quando si è in concorso purtroppo non si riesce a vedere niente, è meglio goderselo da spettatore. Le cose che mi fanno piacere sono che ci siano ben cinque film italiani in concorso e che pare sia una bella selezione, non ne ho visto nessuno ma ne ho letto molto bene. Mi sembra che sia davvero una festa, oltre che un festival, soprattutto per il cinema che ha sofferto così tanto in quest’ultimo anno e mezzo. Non si è perso tempo ma lo si è utilizzato per fare tanti bei film, considerando anche quelli in altre sezioni e quelli che non sono a Venezia. Ed è un cinema non “in minore” ma importante, speriamo che i numeri del pubblico tornino ad aiutarlo.

Avendo frequentato i principali festival cinematografici internazionali, da Cannes a Venezia passando per Berlino, ce n’è uno a cui è legato in particolare?

Sono festival che hanno identità precise e caratteristiche differenti, diversi modi di intendere un festival del cinema, tutti e tre con la loro autorevolezza. A Venezia è la terza volta che sono in concorso, quindi è il festival che ho frequentato di più.

Per questa nuova prova con i D’Innocenzo, dobbiamo aspettarci un film molto diverso da Favolacce?

Sicuramente sì, perché il loro meraviglioso modo di intendere questo lavoro non è inseguire degli standard, ma fare sempre nuovi prototipi, quindi lanciarsi ogni volta verso qualcosa che non deve assomigliare a niente di quello che è stato fatto prima. La loro cinematografia non è il “clone” di niente, neanche di loro stessi. Questa libertà, da lavoratore, è la cosa più bella. Non si pensa al risultato ma si fa una ricerca, e questo dà molta soddisfazione.

Emanuele Bucci

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