Cronache dal Lido

Paolo Sorrentino: “Se la zia del film fosse esistita..” 

L’emozione in punta di ironia. Paolo Sorrentino affronta l’incontro veneziano con la stampa per È stata la mano di Dio unendo ragione e sentimento e offrendo al personaggio interpretato da Luisa Ranieri la battuta più ironica della giornata. «Se avessi avuto una zia come lei, la mia vita sarebbe stata diversa, invece è stata quella che è stata perché i miei vicini di casa erano davvero amanti del Tirolo». Una zia che l’attrice ha interpretato senza nemmeno chiedere al regista se fosse reale o immaginaria. «Mi sono avvicinata a questa donna con rispetto – confessa la Ranieri – non sapevo se fosse realmente esistita, non aveva più importanza, era scritta benissimo». Il Sorrentino da Oscar lascia spazio all’uomo tornato a Venezia quasi vent’anni dopo: «Sono venuto qua 20 anni fa – ricorda – all’inizio della carriera. Mi piace pensare di esser tornato con la possibilità di avere un altro, nuovo inizio». E a chi gli chiede quanto sia stato difficile girare la scena d’addio ai suoi genitori, concede poche, incisive parole. «C’era sempre qualcuno che chiedeva dove mettere la macchina da presa. Quando arrivava l’emozione, dovevo pensare ad altro. È stata una salvezza».  

Sorrentino preferisce non svelare dove finisce il suo privato e comincia il film. «Un film ha esigenze imprescindibili che non tengono conto né dei miei dolori né delle mie gioie. Quello che non doveva essere tradito erano i sentimenti e le emozioni provate da ragazzo durante quel tipo di accadimento e quel tipo di sentimenti dovevano venire fuori dal film. Per questo ho voluto che fosse molto semplice dal punto di vista stilistico, il sentimento doveva essere la priorità». «Da vent’anni a oggi c’è voluta la mano di Dio», risponde con una battuta Tony Servillo, protagonista di riassumendo il suo rapporto fraterno con il regista.

Di Tiziana Leone 

 

Giovanna Taviani al Lido con Cùntami: «La Sicilia è il futuro dell’umanità»

«Metto sempre dei viaggi nei miei film», racconta Giovanna Taviani, regista di Cùntami (prodotto da Cloud 9 Film in collaborazione con Rai Cinema), visto in anteprima alle Notti Veneziane. Stavolta, la regista (figlia di Vittorio Taviani) si muove con un furgone rosso in giro per la Sicilia, alla ricerca dei nuovi narratori orali, i cuntisti. Come il maestro Mimmo Cuticchio e come Gaspare Balsamo, anche lui al Lido a parlare del film. Dove l’attore fa incontrare la figura di Don Chisciotte e quella di Peppino Impastato: «Due personaggi che a mio avviso condividono tantissimo la poetica della follia, dell’impegno e dell’immaginazione». Un bel ritratto, dunque, anche di una terra complessa e vivissima come la Sicilia. «È dentro il mio cuore, e secondo me è il futuro dell’umanità, anche a livello culturale», afferma Taviani. «Sono tutti dei Chisciotte in Sicilia, hanno la fantasia incorporata nel cervello, sono dei narratori orali che godono a confondere mulini a vento con giganti». Non a caso, prosegue, «Cervantes era stato a Messina, e io non escludo che la famosa scena del mulino a vento sia stata ispirata dai mulini di Trapani». La Sicilia per la regista è un «pozzo di bellezza, fantasia e utopia», dove sopravvivono un linguaggio e una tradizione di comunità che altrove si è persa: «La notte di San Lorenzo io l’ho ritrovata in Sicilia». Una tradizione riletta dai cuntisti e dalla stessa Taviani come qualcosa di dinamico e aperto al presente: «Il mio interesse come autrice», spiega Taviani, «è quello di attualizzare la tradizione, il mito, come faceva Pasolini. Cerchi le risposte nel mito, ma contemporaneizzandolo». E allora «Ulisse è il migrante-rifugiato, Orlando è infuriato non perché Angelica lo ha tradito ma perché vede la sua terra dilaniata dalla mafia. Ogni personaggio ha un sentimento che nasce dalla tradizione ma che arriva fino all’oggi, viaggiando». Come dice Balsamo, «avere a che fare col passato significa essere un seme costantemente in fioritura. Nel nostro caso, con i linguaggi che ci appartengono, quelli della narrazione epico-cavalleresca, del cunto: c’è un fortissimo legame con la nostra matrice culturale di appartenenza, ma che ti apre nuovi orizzonti, sempre guardando in avanti».

Di Emanuele Bucci

 

“Il futuro è del nostro cinema”

«Il compito dell’Italia non può essere solo quello di tutelare il nostro passato, bisogna inserirsi nel contemporaneo, soprattutto nei settori in cui l’Italia è stata grande, come nel cinema internazionale. Sono convinto che ci siano finestre che si aprono sulla storia dell’umanità, come sta accadendo ora, in cui dobbiamo coniugare l’era digitale con l’esplosione del mercato e la creatività italiana». Il Ministro della Cultura Dario Franceschini, intervenuto al convegno “Il ruolo degli studios europei nel nuovo mercato audiovisivo globale”, organizzato da Cinecittà all’Excelsior, non ha dubbi: mai come in questo momento il genio italiano può fare la differenza. «Le risorse messe a disposizione dallo Stato per Cinecittà e la nuova governance – aggiunge – ci mettono in condizione di esercitare un ruolo di leadership a livello europeo, rendendo l’Europa il più grande produttore di contenuti culturali».

È la tecnologia la chiave fondamentale della nuova era. «Oggi abbiamo la possibilità di pensare film prima non immaginabili – sottolinea Nicola Maccanico, Ad di Cinecittà – Se oggi Nolan volesse girare una scena in un sottomarino nel mezzo dell’oceano sarebbe realizzabile con costi molto diversi: gli studi sono diventati il luogo in cui le cinematografie  anche minori possono competere con Hollywood su un certo tipo di storie, prima non accessibili. Cinecittà può esser un hub di riferimento per i produttori in cerca di eccellenza, ma le grandi opportunità moltiplicano la competizione, la sfida è alta». E a fare la differenza sono i contenuti. «Con Fremantle abbiamo prodotto 60 serie nel corso del 2021 e 14 film – sottolinea Andrea Scrosati, COO di Fremantle – La gran parte sono state prodotte in Europa, grazie a un pool di talent incredibili e a una grande presenza degli streamer prima difficile da immaginare. Dei 15 contenuti più visti al mondo su Netflix a luglio 2020, cinque non venivano da Usa e tre venivano dall’Europa, a luglio 2021 nove non venivano dagli Usa e cinque dall’Europa. Quando realizzi una serie come “L’amica geniale”, un produttore italiano ha la ragionevole ambizione di poter parlare a un pubblico internazionale». Ma il futuro nel cinema cammina insieme a tematiche come la sostenibilità ambientale. «I set producono una serie di emissioni di CO2 come in qualsiasi altro processo industriale – aggiunge Matteo Rovere, alla regia della seconda stagione di “Romulus” di Sky, la prima serie a impatto zero per le emissioni di carbonio – Esistono una serie di protocolli per ridurre le immissioni puntando alla neutralità, compensando la differenza attraverso processi di riforestazioni o processi specifici».  

Di Tiziana Leone 

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