IN QUESTA PAGINA:
- Venezia con i registi perseguitati, dall’Iran alla Turchia
- Parole ai protagonisti: Schrader, Weaver, Edgerton
- Convegno Lazio Terra di cinema
Venezia con i registi perseguitati, dall’Iran alla Turchia
«Stiamo assistendo a una recrudescenza degli attacchi alla libertà d’espressione degli artisti»: con queste parole il Direttore di Venezia 79 Alberto Barbera ha aperto il Panel internazionale Cineasti sotto attacco: fare il punto, agire. L’iniziativa è stata la prima delle due (seguirà un flash-mob il 9 settembre) che la Biennale e ICFR – International Coalition Filmmakers at Risk dedicano ai registi arrestati e imprigionati durante l’ultimo anno nel mondo. In primo piano la situazione in Iran, dopo la stretta repressiva del governo con l’arresto di Mostafa Aleahmad, Jafar Panahi (in gara a Venezia con No Bears) e Mohammad Rasoulof. Durante l’incontro è stata letta una dichiarazione di questi ultimi due: «Creiamo opere che non sono su commissione, per questo chi è al potere ci vede come criminali». «La storia del cinema iraniano», proseguono, «testimonia la presenza costante e attiva di registi indipendenti, che hanno lottato per respingere la censura e per assicurare la sopravvivenza di quest’arte. Fra questi, ad alcuni è stato vietato di fare film, altri sono stati costretti all’esilio o ridotti all’isolamento». Una situazione non dissimile da quella di altri Paesi, dalla Turchia al Myanmar all’Egitto, come ricordato nel focus che ha menzionato anche l’Afghanistan dei talebani e l’Ucraina in guerra, e ha visto gli interventi di Vanja Kalurdjercic (Direttrice dell’International Film Festival di Rotterdam), della regista turca Sinem Sakaoglu, di Orwa Nyrabia (Direttore dell’International Documentary Film Festival di Amsterdam), del Presidente dell’European Film Academy Mike Downey, del produttore iraniano Kaveh Farnam e del Presidente della Biennale Roberto Cicutto. Come Panahi e Rasoulof hanno detto in chiusura della loro dichiarazione, la speranza è che gli autori indipendenti perseguitati possano «nuovamente creare».
Emanuele Bucci
Le parole ai protagonisti di Master Gardener: Schrader, Weaver, Edgerton
Un ritorno accorato, a solo un anno di distanza, quello di Paul Schrader a Venezia, che ieri, prima di salire sul palco della Sala Grande per ricevere il Leone d’oro alla carriera, ha presentato Fuori Concorso la sua ultima fatica, Master Gardener, capitolo conclusivo di una simbolica trilogia avviata nel 2017 con First Reformed e proseguita con The Card Counter, portati sempre alla Mostra.
Paul Schrader: «Ho trovato questo personaggio tanto tempo fa nella letteratura europea, in un dramma di Sartre. Da allora entra ed esce in continuazione dai miei film, a partire da Taxi Driver. Lo rivisito negli anni, come se fosse un processo di invecchiamento. Spero di aver concluso la mia storia con lui».
Il lui in questione è Narvel Roth (Joel Edgerton), un meticoloso giardiniere dedito alla cura dei terreni della tenuta della ricca ed esigente vedova Mrs. Haverhill (Sigourney Weaver). Quando la donna chiede a Narvel di aiutarla a risolvere una questione con una pronipote ribelle e travagliata (Quintessa Swindell), l’uomo rivela di avere un passato violento dietro di sé.
Sigourney Weaver: «Quando Paul mi ha mandato la sceneggiatura è stata una rivelazione. Era diversa da qualsiasi altra cosa avessi ricevuto. Aveva una struttura verticale, semplice in superficie ma molto passionale in profondità. Ho sempre ammirato il lavoro di Paul e mai avrei pensato di poter lavorare con lui. Norma è il personaggio più bello che abbia interpretato».
Joel Edgerton: «Faccio parte di una generazione che a scuola di teatro guardava attori come Robert DeNiro e ne restava affascinato, poi ho capito che le loro performance erano straordinarie grazie a sceneggiature come quelle di Paul Schrader».
A chi gli chiede se si senta più regista, critico o sceneggiatore, Schrader risponde divertito:
“Sono stato tutte queste cose, ma soprattutto un imprenditore, altrimenti non avrei potuto realizzare questi film. Solo per questo merito un Leone d’Oro!”
Claudia Giampaolo
Il Lazio al secondo posto in Europa per numero di produzioni
A livello cinematografico è la seconda regione europea più produttiva, ma il Lazio, che ha ovviamente nella Capitale il suo centro più importante, non ha intenzione di fermarsi a guardare. Lo ha ribadito il convegno Lazio Terra di cinema, dove è intervento anche il Presidente della Biennale Roberto Cicutto: «La Regione Lazio, con il contributo di altri provvedimenti governativi – ha sottolineato – ha fatto sì che il cinema italiano potesse risorgere dal punto vista dei finanziamenti con grande trasparenza». Una rinascita partita da qualche anno. «La Lazio film Commission – ha aggiunto il Presidente Luciano Sovena – oggi è una realtà tra le più importanti a livello europeo. La nuova realtà del Lazio cinema international ha permesso di far scoprire il territorio laziale sconosciuto ai più». Roma tornerà tra poco a essere protagonista con la sua Festa del Cinema: «La Festa che stiamo costruendo – vuole essere una festa per il cinema e per Roma», ha detto Gianluca Farinelli, presidente della Fondazione cinema per Roma. Per Nicola Maccanico, ad di Cinecittà, serve però uno sforzo maggiore a livello industriale «perché molta industria si è trasferita al Nord, ma l’Italia sa porsi in maniera efficiente per competere nel mercato internazionale».
Tiziana Leone