Cronache dal Lido: Cecilia Strada per Bookciak e il ritorno del Red Carpet

IN QUESTA PAGINA:

  • Cecilia Strada per Bookciak, Azione
  • Il ritorno del Red Carpet
  • Psicocinema tappeto rosso

 

Cecilia Strada per Bookciak, Azione: «Un film ha formato il mio senso di giustizia»

«Un film ha la portata di dieci anni di mie conferenze»: così Cecilia Strada sottolinea la sua fiducia nel potere del cinema di incidere sulle coscienze. Non a caso l’ex Presidente di Emergency, oggi impegnata con la Onlus ResQ – People Saving People a soccorrere i migranti nel Mediterraneo, ha guidato la Giuria (formata con lei da Wilma Labate, Teresa Marchesi e Gianluca Arcopinto) per l’XI edizione del Premio Bookciak, Azione!, ideato e diretto da Gabriella Gallozzi. Durante la serata in Sala Laguna, evento di pre-apertura delle Giornate degli Autori, sono stati incoronati i vincitori del concorso che fa incontrare cinema e letteratura attraverso i bookciak, corti tratti da libri, scelti a loro volta da un’apposita Giuria formata da Antonietta De Lillo, Laura Pugno, Rossana Rummo e dal Presidente Marino Sinibaldi. Ed è stato un palmarès tutto al femminile: premiate infatti Beatrice Perego per Due case (da Sindrome Italia), Giulia Marilungo per Radici (da Ninna nanna delle mosche), Manola Massimo per Bad Vibes (da Neroconfetto), Giulia Maggio, Ambra Lupini e Sara Maffi per Il periodo (da Imperfetto futuro, per la sezione Memory Ciak, in collaborazione con LiberEtà, Spi-CGIL e Premio Zavattini). Allo stesso libro è ispirato Sofia abbraccia il mondo, per la nuova sezione LiberaMente, dove gli autori sono utenti del Centro Diurno di Salute Mentale Antonino Di Giorgio (ASL Roma 1). Il “mare aperto” è la traccia scelta quest’anno da Bookciak, in sintonia con l’esperienza di Cecilia Strada. Che, rispetto al cinema, si confessa «una spettatrice medio-bassa», ma deve anche a un film, Grido di libertà con Denzel Washington, la formazione del suo «senso della giustizia: parlava dell’apartheid in Sudafrica, allora in vigore. Ero piccola e mi dicevo: “questa cosa è sbagliata!”».

Cecilia Strada © Maurizio D’Avanzo

Fuocoammare di Gianfranco Rosi è invece, per Strada, uno dei lungometraggi più significativi fra quelli che di recente hanno toccato il dramma delle migrazioni, da anni «al centro di una campagna elettorale permanente sulla pelle di povera gente», con «danni culturali enormi. Non c’è alcuna “invasione”, l’unica “emergenza migranti” è quella che vivono loro, vittime della vergogna italiana ed europea dei respingimenti in Libia». Ma un po’ di fiducia nel futuro può venire dai giovani filmmaker di Bookciak: accomunati dal voler «raccontare temi che i più vecchi cercano di scansare: tra questi, anche quello della salute mentale, su cui in Italia c’è uno stigma impressionante. Forse perché, guardandolo da vicino, ci fa capire che nessuno è “normale”».

Emanuele Bucci


Bentornato red carpet

Con l’allentarsi delle restrizioni anti Covid, torna il bagno di folla per le star

Il ritorno del “vero” red carpet, aperto ai fan di attori e registi protagonisti della Mostra, è una delle novità più visibili di Venezia 79 e sarà tra le più apprezzate da parte del pubblico degli appassionati. L’allentarsi delle restrizioni dovute al Covid, che avevano costretto gli organizzatori a “chiudere” con un muro il red carpet nelle ultime due edizioni della Mostra per evitare assembramenti, ha finalmente consentito di recuperare uno dei momenti più pop e sentiti della rassegna veneziana, esponendo nuovamente star e ospiti all’occhio bramoso dei fan, pronti ad accamparsi per ore davanti a quella passerella, nella speranza di un selfie, un sorriso e magari una stretta di mano dei loro idoli. Un modo per il cinema per recuperare un altro aspetto della sua magia.

Sul red carpet dello sguardo altrui

Il rosso da sempre è il colore della magia, delle divinità, degli imperi, della religione. È forza, è vita, energia. Vittoria, sangue, potere. E camminarci sopra è il trionfo. Agli occhi degli altri, che puntano lo sguardo sulle conferme del successo.

Tutti si affollano intorno al red carpet. Perché tutti hanno il desiderio di camminare sul tappeto rosso di quei trionfi. E di sentire le telecamere puntate sulla conferma del senso di Sé. Essere guardati è esistere, è la luce della ribalta nel teatro dell’esistenza. E’ la vittoria di qualcuno, che funziona da specchio per quella di altri. I flash scattano e le figure risaltano, divenendo più grandi e importanti. Lampi di emozioni in chi si affanna, aspetta, concentra le attenzioni nell’oggetto delle proprie idolatrie. Che diviene l’eroe a cui battere le mani, a cui dedicare tutto il potere dei sogni. Ecco, i sogni. Le cerimonie sono riti che celebrano la gioia, rituali che esaltano la necessità di fantasticare. Quest’anno il tappeto rosso è di nuovo aperto, pronto per gli sguardi liberi, con la libertà di accogliere finalmente i sogni, senza barriere.

Flavia Salierno

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