Freedom on Fire / Dreamin’ Wild / Gli ultimi giorni dell’umanità

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FREEDOM ON FIRE: UKRAINE’S FIGHT FOR FREEDOM

Ucraina/Regno Unito/USA, 2022. Regia Evgeny Afineevsky. Durata 1h e 58’

Il cinema ucraino ha una robusta rappresentanza all’interno della Mostra di Venezia, schierata per una netta condanna dell’invasione del Paese est-europeo iniziata il 24 febbraio da parte della Russia di Vladimir Putin. E, tra i film presenti al Lido, quello che affronta più da vicino il tragico evento bellico è il doc fuori concorso Freedom on Fire: Ukraine’s Fight for Freedom di Evgeny Afineevsky. Il produttore e regista, nato in Russia ma di origini israelo-americane, torna a occuparsi della questione ucraina con questo instant movie, girato subito dopo l’avvio di quella che le autorità russe continuano ipocritamente a chiamare «operazione militare speciale». Prima ancora, il filmmaker si era soffermato sugli scontri che nel 2014 portarono alle dimissioni e alla fuga il presidente ucraino eletto Janukovyč, raccontati nel doc Winter on Fire: Ukraine’s Fight for Freedom (2015). Il film, distribuito da Netflix, guadagna una nomination all’Oscar ma fa discutere per lo sguardo apologetico verso il movimento di protesta, che non ne approfondisce gli aspetti più controversi, come l’apporto via via più consistente di gruppi violenti di estrema destra. Tanto che Oliver Stone produrrà un contro-doc, Ukraine on Fire (2016), diretto da Igor’ Lopatënok, dove si denuncia la natura di colpo di Stato della rivoluzione di Euromaidan e si analizzano le influenze nella politica e società ucraina del nazionalismo e dei movimenti neonazisti, responsabili di atrocità come il massacro di Odessa nel 2014. È l’inizio di un dibattito che, con l’aggressione russa del 2022, coinvolgerà e accenderà l’opinione pubblica mondiale, chiamando in causa anche il cinema. Tra i registi recatisi sul luogo del conflitto per documentarne i drammatici avvenimenti, anche Sean Penn e, ancora più di recente, Abel Ferrara, presente quest’anno a Venezia col suo Padre Pio.

Emanuele Bucci


DREAMIN’ WILD

Era il 1979 quando Donnie e Joe Emerson pubblicavano il loro album di esordio, Dreamin’ Wild. Un gioiello rimasto pressoché sconosciuto per quasi un decennio, quando venne riscoperto casualmente dall’appassionato – musicista, attore, regista e produttore – Jack Fleischer. Rieditato nel 2012, questo “mix di rock, soul, R&B, country e funk” regalò ai due fratelli un successo tardivo, sul quale – e sulle sue conseguenze – si concentra il film omonimo di Bill Pohlad. Dopo averci raccontato i tormenti dell’immortale Brian Wilson e come la sua malattia incise sulla parabola dei Beach Boys e sulla sua vita privata – nel notevole Love & Mercy, con John Cusack e Paul Dano nei panni dello sfortunato genio – oggi il regista e produttore (anche di Into the Wild, Tree of Life e 12 anni schiavo) torna dietro la macchina da presa per un’altra storia di musica, ricca di conflitti e delusioni.

Esplorati attraverso l’interpretazione di Walton Goggins (The Hateful Eight) e soprattutto di Casey Affleck, che torna a lavorare con Zooey Deschanel dopo L’assassinio di Jesse James per mano del codardo Robert Ford, a Venezia nel 2007. È lui il Donnie protagonista, ormai adulto e obbligato a confrontarsi col passato e con una celebrità raggiunta in maniera così rocambolesca, oltre che con i membri della sua famiglia. A partire dal padre, che incoraggiò i due a seguire la passione per la musica, al punto di realizzare lo studio dove venne registrato il celebre LP nella zona di Fruitland, nello Stato di Washington (a un centinaio di km dalla Spokane dove il film è stato girato).

Mattia Pasquini


GLI ULTIMI GIORNI DELL’UMANITÀ

Italia, 2022 Regia Enrico Ghezzi e Alessandro Gagliardo Interpreti Aura Ghezzi Durata 196’

È stata una lunga gestazione quella de Gli ultimi giorni dell’umanità, un lavoro durato anni finalmente portato a termine. Un film necessario, come si usa dire in certi casi, perché necessario è avere un documento che racchiuda l’anima, intellettuale, cinematografica, critica, di Enrico Ghezzi. Se esiste oggi una cultura cinematografica in Italia lo si deve, per almeno gli ultimi 30 anni e qualcosa in più, a lui, che nelle notti di Fuori Orario su Rai Tre ha programmato gran parte dello scibile audiovisivo, presentandolo a modo suo. I 196 minuti de Gli ultimi giorni dell’umanità sono un’appendice, una sintesi, un ripensamento, inteso come nuovo terreno di riflessione, che attraverso le immagini e i suoni raccontano qualcosa di molto grande. L’umanità, per l’esattezza che non può prescindere dalle forme della rappresentazione che possono essere infinite per stile e significato. Non a caso nel film ha un’importanza capitale proprio l’uso del sonoro, curato Giuseppe D’amato, Marco Saitta e Alessandro Gagliardo, quest’ultimo co-regista del film insieme a Enrico Ghezzi. In questo viaggio fantastico ci accompagna Aura Ghezzi, figlia di Enrico, con il contrappunto delle musiche di Iosonouncane.

Alessandro De Simone

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