Venezia 79 certifica una novità: c’è un protagonista in più tra le grandi case cinematografiche, ed è la Fremantle Media. La società del gruppo tedesco Bertelsmann, nota fino a qualche tempo fa soprattutto per produzioni d’intrattenimento come X Factor, e Idol, vendute in tutto il mondo, quest’anno si presenta al Lido con ben tre grandi film in gara, Bones and all di Luca Guadagnino L’immensità di Emanuele Crialese con Penelope Cruz e The Eternal Daughter di Joanna Hogg, con Tilda Swinton. A questi si aggiungono l’atteso Siccità di Paolo Virzì, fuori concorso nella selezione ufficiale e altri titoli nelle varie sezioni della rassegna veneziana. E’ la fotografia dei risultati di una scelta strategica: l’accelerazione intrapresa da Fremantle nell’incrementare con dinamiche inedite la produzione di film e serie, che, per restare nell’ambito dei Festival più importanti, l’ha portata ad aggiudicarsi il Premio Speciale della giuria a Venezia 78 con E’ stata la mano di Dio di Paolo Sorrentino, poi candidato all’Oscar, e il Grand Prix a Cannes 2022 con Le otto montagne, esempio di coproduzione europea guidato da Wildside (gruppo Fremantle) con una storia italiana (dall’omonimo romanzo di Paolo Cognetti), protagonisti italiani (Alessandro Borghi e Luca Marinelli) e registi belgi (la coppia Felix van Groeningen, Charlotte Vandermeersch). Autore di questo cambio di rotta è un top manager italiano, Andrea Scrosati, Coo Mondo di Fremantle dalla fine del 2018 e dal 2021 anche Ceo dell’Europa continentale. 50 anni, per otto Evp Sky per tutti i contenuti non sportivi, una passione per le produzioni, e unico italiano presente tutti gli anni, da quando viene realizzata, nella classifica Top 500 di Variety sui Most influential global players in entertainment and media, è stato anche il fondatore di Vision Distribution ed è considerato il padre di Gomorra- La serie e di The Young Pope, che hanno riportato la serialità italiana sui mercati internazionali. Convincerlo, alla fine, a parlare della “rivoluzione degli scripted” che sta pilotando alla guida del grande gruppo (fatturato 2021 di circa 2 miliardi) è un’occasione per capire come stia cambiando la filosofia produttiva nel mondo: “Fremantle – spiega Scrosati – ha il cinema nel suo Dna, visto che siamo i proprietari di Ufa, la grande major tedesca che produsse film iconici come Metropolis e L’Angelo azzurro. Negli ultimi anni abbiamo decisamente incrementato i nostri investimenti nel segmento film: tre anni fa erano otto, quest’anno tra consegnati e in produzione sono 33, tutti realizzati con talenti straordinari”. Le dimensioni del boom delle produzioni scripted di Fremantle sono date soprattutto dalle serie: “Nel 2022 – spiega ancora Scrosati – ne consegneremo 100, ne abbiamo 600 in sviluppo attivo e nel complesso 900 allo studio”. Una produzione così massiccia e diversificata, caratterizzata da elevata qualità, si spiega con la messa a punto di processi creativi e produttivi inediti: “Operiamo in 26 Paesi (in Italia è fresca l’acquisizione di Lux Vide, che porta a tre le società operanti nello scirpted, con Wildside e The Apartment), con societa’ e label che si scambiano idee, esperienze, best practices creative e produttive. Oggi l’originalità e la qualità nascono anche da un costante confronto intellettuale tra talenti e culture diverse. Decine i progetti in coproduzione tra diversi Paesi. Un team internazionale concentrato sull’acquisizione tempestiva dei diritti di romanzi e racconti, un ufficio che studia gli sviluppi dei tax credit governativi, aggiornando i nostri produttori in tempo reale su dove ci sono le migliori opportunità, e molto altro”. Uno dei punti chiave della “rotta Fremantle verso la creatività” sono i talenti: “Crediamo – sottolinea Scrosati – nella costruzione di rapporti di partnership profonda con i talenti creativi, che da noi trovano condizioni ideali per lavorare: assieme sviluppiamo le loro storie, con piena libertà su formato e destinazione finale. Perchè – sottolinea il top manager – non tutte le storie sono uguali, alcune devono essere narrate in 90 minuti, altre hanno bisogno di più tempo, e diventano serie di qualità”. Tra i talenti che collaborano con Fremantle, una lista in continua espansione, oltre agli italiani Sorrentino, Guadagnino, Stefano Sollima, figurano tra gli altri Pablo Larrain, Stephen Knight, Michael Winterbottom, Kirill Serebrennikov, apprezzati nel mondo e vincitori o nominati agli Oscar. Oltre, naturalmente, ad Angelina Jolie: la collaborazione esclusiva creata con la star americana costituisce un esempio della filosofia Fremantle nel rapporto con i talent. “Con lei regista – spiega Scrosati – abbiamo appena finito di girare Without Blood, realizzato in gran parte negli studi di Cinecittà. Sono orgoglioso che Angelina abbia accettato di girare in Italia. Una scelta dovuta a ragioni di opportunita’ ed eccellenza produttiva. Le professionalità che Cinecittà, con cui abbiamo stretto nei mesi scorsi un grande accordo di collaborazione, è in grado di garantire sono al livello delle migliori di Hollywood, con in più quella capacità di trovare soluzioni creative a problemi complessi tipica della nostra cultura. E il tax credit messo del Governo Italiano è tra i più efficienti al mondo”. Per un’azienda che “produce film e serie in gran parte auto finanziandosi, cioè assumendosi il rischio di impresa”, il tema di quale sbocco scegliere sul mercato per i propri prodotti è centrale: ”Oggi – nota Scrosati – abbiamo innumerevoli opzioni per valorizzare un prodotto: sala, piattaforma, modelli ibridi, e così il valore del talento diventa più elevato. Chiunque produca un film sa che la sala è il luogo d’eccellenza. Non a caso solo il 15% dei film che stiamo producendo andrà direttamente su piattaforma. Ma guai a pensare di imporre a un consumatore il modo in cui può fruire di una storia. Il nostro obiettivo deve essere quello di rendere felici gli spettatori di tornare in sala. Ciò che fa differenza – sottolinea Scrosati – resta comunque una bella storia: un film che crea un rapporto empatico con il suo pubblico avrà certamente successo. Sapendo che l’ultima parola è, e resta, al pubblico. Guai a dimenticarlo”.
Quella major europea in concorso con tre film
Il “caso Fremantle”(33 film e 600 serie l’anno), raccontato dal suo Coo, l’italiano Andrea Scrosati: “Grandi talent, visione europea e mondiale, collaborazioni creative, produttive e gestionali”