Domenica 1 Settembre 2020

Festival senza frontiere

I numeri li ha confermati il direttore artistico Alberto Barbera. Sono oltre 50 le nazioni rappresentate a Venezia 77. Un numero impensabile qualche mese fa quanto il festival stesso. Ma il cinema, nonostante tutto, è andato avanti ovunque e nelle forme più disparate. Cortometraggi, documentari, opere di finzione che abbracciano tutti i generi. Venezia 77 è il festival della ripartenza, ma mentre già dobbiamo pensare a un futuro molto prossimo, non si deve dimenticare il passato. Nel 1996, ultimo anno di Gillo Pontecorvo direttore, al Lido arrivò Independence Day, il discorso del Presidente Whitmore si potrebbe adattare ai tempi che corrono. Sarebbe bello se questi fossero i dieci giorni dell’indipendenza del cinema dall’alieno che voleva distruggerlo. Per il momento mancano i titoli delle grandi major americane, che necessitano di una macchina che il Covid non permette.

L’assenza può essere riempita dalla scoperta, e ce ne molte in questi primi giorni. Night of Paradise, del sud-coreano Hoon-jung Park, unisce magistralmente noir, gangster movie e melò. Arriva dalla Grecia Christos Nikou, già aiuto regista di Yorgos Lanthimos, che a Venezia nel 2009 si rivelò con Kynodontas. La sua opera prima Mila (Apples) racconta di una misteriosa pandemia che causa improvvise amnesie. Un’opera di fantascienza oggi quasi documentaria. Tra le tante cose di cui preoccuparsi per il futuro, non dimenticare il passato è la più importante. Per questo il blockbuster di Venezia 77 è il documentario del giovanissimo novantenne Frederick Wiseman. I 272′ di City Hall non raccontano  Boston, ma il mondo. Proprio perché, oggi più che mai, le frontiere non esistono. Almeno al cinema.

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