Domenica 1 Settembre 2020

Guenzi punta al cinema e Georgina ha un «problema d’etichetta»

  • Lodo Guenzi protagonista di EST – Dittatura Last Minute
  • Jim Broadbant, un premio Oscar tra farsa e tragedia
  • “Questioni di etichetta” per Georgina Rodriguez: il cartellino è ancora nell’abito
  • Fuksas e la sua iSola: «Più siamo, più funzioniamo»
  • Verheyen: «Dobbiamo alimentare e proteggere il nostro patrimonio»

«Il mondo si divide in due categorie, ridere e far ridere»
Lodo Guenzi citando Alessandro Tedeschi

Lodo Guenzi: Venezia, il cinema e il mondo tragicomico di oggi

Lodo Guenzi de Lo Stato Sociale a Venezia con EST – Dittatura Last Minute. Tra i film del cuore Louise-Michel, storia di operaie francesi licenziate: ma «il vero film preferito è Tartarughe Ninja alla riscossa».

Esordio al cinema: perché ora?
Pensavo non avrei mai fatto cinema. Max Croci mi voleva in un film, poi è venuto a mancare, ma l’idea nasce da lui. A Roma, durante la tournée de Il giardino dei ciliegi, abbiamo incontrato alcune agenzie fino alla proposta.

L’ironia è un modo efficace di affrontare temi difficili?
Certo. Ora l’ironia è una delle poche cose concesse per una comunicazione efficace, perché è tutto in pillole, il giudizio è prevenuto: se uno fa ridere, almeno lo ascolti. Il protagonista di Curon Alessandro Tedeschi, che ha frequentato la mia accademia, ha detto: «Il mondo si divide in due categorie: chi fa ridere e chi non fa ridere».

Il film parla del tramonto delle dittature nell’Est Europa. Oggi la condizione dei giovani in Europa è migliorata o peggiorata?
Crollato quel muro, è crollata l’ipotesi che qua fosse il paradiso e là fosse tutto sbagliato, anche se sappiamo le cose terribili che facevano lì. Appartengo alla prima generazione nata nella percezione che non possa esistere un altro sistema di vita. Fa male, come la claustrofobia.

Che impressione fa questa Venezia al tempo del Covid?
Penso funzioni anche così. Ci sono meno curiosi, ma la folla attirata dal divismo è la cosa meno interessante del Festival, come a Sanremo le persone sotto gli alberghi. Sarebbe bello avere le sale più piene, ma l’importante è che da tutto il mondo ci si incontri, si vedano le cose degli altri, si abbia un senso collettivo del fare le cose. Per i grandi concerti è diverso.

 


Un premio Oscar tra farsa e tragedia

Jim Broadbent è al Lido per presentare The Duke, commedia diretta da Roger Michell in cui il premio Oscar inglese (non protagonista per Iris) divide la scena con Dame Helen Mirren. «Eravamo stati in un film insieme, ma mai nella stessa scena. Attrice magnifica, si è calata completamente nella parte, mostrando l’età senza problemi».

Broadbent interpreta l’uomo che nel 1961 rubò un Goya dalla National Gallery per chiedere in riscatto l’abolizione del canone televisivo per gli anziani. Una storia vera «di cui non sapevo nulla finché non mi è arrivata la sceneggiatura, una delle migliori che ho letto negli ultimi anni. Un personaggio vero, uno sciovinista vecchio stile che però dà tutto se stesso per difendere i deboli. Un uomo che può mentire spudoratamente alla moglie, amandola però sinceramente».

Una commedia ricca dei valori di cui il Regno Unito nell’era del Covid e della Brexit ha un grande bisogno. «È profondamente deprimente. Sono stati fatti errori uno dietro l’altro e la situazione non ha fatto altro che peggiorare. La gente sarà sempre più arrabbiata e frustrata, aumenteranno la disoccupazione e i problemi. Spero che, andando avanti, venga fuori qualcosa di buono, ora è tutto molto cupo. Questo film per fortuna sottolinea i benefici della condivisione, della gentilezza e dell’identificarsi nell’altro piuttosto che pensare solo a se stessi. Se riuscissimo a trasmettere anche solo un po’ questo messaggio sarebbe già un piccolo aiuto».

Alessandro De Simone

 

“Questioni di etichetta” per Georgina Rodriguez
Un po’ distratta dal glamour della situazione e dagli scatti dei fotoreporter, Georgina Rodriguez ha dimenticato di rimuovere il cartellino dal suo abito bianco. “Questioni di etichetta” che possono capitare quando si affronta la frenesia della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica. La compagna di Cristiano Ronaldo comunque è già ripartita dal Lido di Venezia. Chissà se per riportare l’abito allo sponsor.

 

Elisa Fuksas: più ci parliamo, più funzioniamo

Alle Giornate degli Autori Elisa Fuksas presenta il suo film iSola, girato con lo smartphone, tra la malattia (sua e di un’amica) e il lockdown.

Raccontarsi attraverso l’arte può essere un modo per riconnettersi con gli altri?
Sta succedendo ora: sto vagamente rendendomi conto che il film è un oggetto che esiste e può essere visto. Finora non me ne sono resa conto, perché ho lavorato solo con persone molto vicine a me, come la montatrice e i produttori. Mi sono protetta o non ce l’avrei mai fatta.

Nel tuo cinema hai già toccato il rapporto tra nuove tecnologie e vita delle persone. Ora che idea hai del ruolo di questi dispositivi?
Il telefono mi ha salvato la vita: è stato la mia troupe, il mio direttore della fotografia, il mio produttore, il mio amico. Non vedo niente di demoniaco in questo strano oggetto, veramente misterioso soprattutto quando è spento: anzi, lo vedo come una possibilità.

Il tuo romanzo Ama e fai quello che vuoi racconta eventi antecedenti a iSola. Scrittura e realizzazione del film si sono influenzate a vicenda?
Le mie giornate erano la pulizia, finire il romanzo e riprendermi senza sapere bene perché: quindi sicuramente mentre mi filmavo il libro continuava a lavorare in me. Quando poi ho scritto la voce narrante del film, il tono è simile al libro, come se si fosse spostato abbandonando la carta.

Hai toccato linguaggi diversi nel tuo percorso. Il dialogo tra le arti può rilanciare la cultura
Secondo me più siamo più ci parliamo e più funzioniamo. Mi piacerebbe ricominciare a fare film corali, a episodi, ciò che eravamo capaci di fare, in una prospettiva contemporanea, più frammentata. Penso sia fondamentale ricominciare a parlarsi, e avere meno paura degli altri.

Emanuele Bucci

Verheyen: «Dobbiamo alimentare e proteggere il nostro patrimonio»

«Abbiamo un patrimonio culturale molto ricco in Europa, che dobbiamo alimentare e proteggere» ha detto ieri Sabine Verheyen (presidente per la cultura al Parlamento Europeo) all’Italian Pavillion nell’ambito di un incontro sul tema L’Audiovisivo come industria chiave per la crescita in Europa. Massimiliano Smeriglio è intervenuto con un videomessaggio.

Claudia Giampaolo

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