Domenica 1 Settembre 2020

Il film di oggi: “Non odiare” con Alessandro Gassmann

Simone Segre è un affermato chirurgo di origini ebraiche alle prese con un dilemma morale. Quando, per caso, si trova sulla scena di un incidente la cui vittima è un uomo con una svastica nazista tatuata sul petto, deve decidere se salvarlo o lasciarlo morire. Una scelta istintiva, presa d’impulso, che avrà ripercussioni sulla sua vita e su quella della famiglia toccata dalla disgrazia.

L’abbiamo scelto perché:

Un cristallino esempio di cinema civile, frontale, come quello che si faceva un tempo. La regia è controllata, mai banalmente al servizio del cosiddetto messaggio, sempre attenta alle dinamiche umane e politiche, al servizio della complessità. Non odiare va dritto al cuore dell’antisemitismo che ancora flagella il nostro paese.

NON ODIARE
Italia, Polonia, 2020 Regia Mauro Mancini Interpreti Alessandro Gassmann, Sara Serraiocco, Luka Zunic Durata 96’

Beatrice Fiorentino

Gassmann, un nuovo inizio

A solo un anno da Mio fratello rincorre i dinosauri, Alessandro Gassmann è di nuovo alla Mostra del Cinema di Venezia grazie a un’opera prima. Questa volta con Non odiare, unico film italiano in concorso alla Settimana della Critica, diretto da Mauro Mancini, prodotto da Mario Mazzarotto, girato a Trieste e con Notorius nelle nostre sale dal 10 settembre. Gassmann recita al fianco di Sara Serraiocco, Luka Zunic e Lorenzo Buonora e veste i panni di Simone Segre, affermato chirurgo di origine ebraica con una vita tranquilla in un elegante appartamento del nord-est italiano e un grumo nel cuore, che lo ha spinto ad allontanarsi dal padre, reduce dai campi di concentramento e morto da poco. Un giorno si trova a soccorrere un uomo vittima di un pirata della strada ma, quando scopre sul petto di questo un tatuaggio nazista, lo abbandona al suo destino. Tormentato dai sensi di colpa per la morte del neonazista, Simone rintraccia la famiglia di lui – Marica, la figlia maggiore, Marcello, adolescente contagiato dal seme dell’odio razziale e il piccolo Paolo – e la sua storia, ispirata a quella di un medico di Paderborn, in Germania, sarà l’occasione per mostrare come l’odio stia ormai attraversando tutti i livelli sociali.

«Credo che Non odiare sia un film necessario anche dal punto di vista politico – commenta Gassmann, impegnato nelle riprese della nuova stagione di I bastardi di Pizzofalcone – perché siamo nel mezzo di un marasma che nessuna delle generazioni attualmente presenti sul pianeta ha mai vissuto e il Covid ha acuito le problematiche già presenti nella nostra società. Io ho le mie idee, intendiamoci, ma sono fortemente interessato a capire le ragioni di chi non è d’accordo con me, non per generosità, ma perché ho paura della persona che mi è contro e conoscerla mi prepara a una risposta adeguata». Sulle ragioni che lo hanno spinto ad abbracciare questo personaggio, l’attore spiega: «Ho finalmente letto un copione asciutto, essenziale, lontano dalla ridondanza di quelli che spesso mi propongono e che sembrano non fidarsi della capacità di comprensione del pubblico. Questo è un film con poche parole e giuste, cinema puro fatto di immagini. Simone è un uomo che osserva dentro e fuori se stesso e ruoli così me li hanno offerti solo Ferzan Ozpetek con Il bagno turco e Ivano De Matteo con I nostri ragazzi».

La vicenda narrata dal film riguarda anche la storia famigliare dei Gassmann. «Mia nonna era ebrea, e sposò un giovane ingegnere antisismico tedesco, che morì durante il ventennio fascista, quando mio padre aveva solo 14 anni. La salvezza della famiglia fu che Vittorio, particolarmente dotato anche dal punto di vista atletico, fu preso nella nazionale di pallacanestro e il regime fascista, si sa, aveva per gli atleti di pura razza italiana un’ammirazione particolare. Mio padre però, che non sapeva quanto a lungo sarebbe durata la sua “protezione sportiva”, si è portato dentro questo terrore per tutta la sua vita. È la prima volta che al cinema affronto questo tema e Simone è un personaggio che ha a che fare anche con il ricordo di mio padre».

Il film riflette poi su come a fomentare l’odio sia la paura: «Insieme alla disperazione e all’ignoranza è un’arma letale. Una persona disinformata è più facile da spaventare perché non ha la possibilità di verificare quello che gli viene detto e le statistiche sostengono che l’Italia è il paese meno informato d’Europa. È fondamentale che una corretta informazione arrivi a tutti, ma al momento questo non può accadere attraverso la rete che, grazie all’anonimato, consente gravi forme di vigliaccheria, come l’aggressione di gruppo contro il debole e il diverso. Spero allora che il film inviti alla riflessione chi è meno preoccupato per quello che sta accadendo intorno a noi. Il compito di chi, come me, ha la possibilità di essere ascoltato deve essere anche quello di informare attraverso storie emozionanti come questa. Ho 55 anni e ho fatto moltissime cose, alcune orribili, altre medie, altre ancora buone, alcune molto buone. Ora voglio dedicare il resto della mia vita e della mia carriera a quello che mi interessa dal punto di vista politico ed etico. Non odiare è un passo importante per me. Sono un attore prestato alla commedia, mi diverto molto a farla ma è probabile che in futuro ne farò di meno, non perché mi sia passata la voglia di far ridere, ma la realtà che mi circonda – e la quarantena in questo senso è stata importante per me – mi spinge a impegnarmi di più per aiutare la società a trovare delle soluzioni. Sono un po’ stanco dell’idea che Gassmann faccia ridere quando fa lo stronzo tracotante, io credo di avere molti più successi da esprimere nella mia carriera, ma nessuno ha voluto sperimentare. Per questo diventano particolarmente importanti le opere prime: lo sguardo dei più giovani nei miei confronti mi permette di andare altrove e di utilizzare colori che stanno chiusi in un cassetto da tanto, troppo tempo. Oggi sono finalmente pronto non solo a interpretare personaggi della mia età, ma anche a rilassare l’addome e far vedere un po’ di panza».

ADL

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