Domenica 1 Settembre 2020

L’intervento

«Un’edizione vitale, assurda, necessaria»

«Quest’anno è tutto diverso: sono fiero di una selezione che non ho fatto io, avendo voluto un occhio più giovane per le scelte. Gli unici film che ho visto prima di conoscere il programma sono stati un primo montaggio di Samp e il film di Elisabetta Sgarbi, di cui mi sono subito innamorato, trovando d’accordo i selezionatori». Il delegato generale delle Giornate Giorgio Gosetti non nasconde la soddisfazione per questa edizione della Mostra, che definisce «con i tre aggettivi scelti da Andrea Segre: Vitale, Assurda, Necessaria».

Una scommessa vinta?
«Se, come spero, arriviamo alla fine mantenendo questo rispetto delle regole e degli altri, Venezia diventa l’esempio di come cultura, divertimento e spettacoli abbiano il diritto di esistere anche in un mondo diverso. Se il protocollo funziona si dimostra che il distanziamento in sala è fattibile, sensato e ci tutela. Occupare le sale al 50% è già una vittoria: prima si parlava di occupare un posto ogni tre!».

Uno dei punti di forza delle Giornate era la convivialità. Non ne sente la mancanza?
«Ho sempre detto che le Giornate sono una nave corsara e quest’anno, grazie alla collaborazione con Isola Edipo, siamo finalmente saliti a bordo dell’Edipo Re di Pasolini. La collaborazione con questa realtà giovane ha ampliato fisicamente gli spazi e il respiro della manifestazione. Sono entusiasta del fatto che abbiamo restituito al Lido la sala Isola degli Autori che era un cineforum, ricavato da una casa dello studente, chiuso da 35 anni. Il futuro delle Giornate è sempre più legato al territorio, con iniziative tutto l’anno. Già immagino la Barca Edipo Re navigare per la laguna».

A quali iniziative pensa?
«Con Roberto Perpignani stiamo progettando un laboratorio di eccellenze mondiali per analizzare l’impatto che hanno sulla percezione dello spettatore le immagini dell’era digitale, mentre con Giuliana Gamba e Fabio Ferzetti stiamo pensando di aggiornare il vecchio il progetto dei 100 film+1».

Qual è il film della sua vita?
«Tutti noi abbiamo molte vite. Il primo che ho visto, a tre anni, è stato Lilli e il Vagabondo e in famiglia è ricordato perché, vedendo i cani saltare, ho vomitato in sala. Il film che mi ha fatto venire il desiderio di studiare cinema è La via lattea, ma quello che amo di più è Il buono, il brutto, il cattivo: lo potrei rivedere infinite volte!».

E nella selezione delle Giornate?
«Penso che Kitoboy e 200 metri siano l’esempio più calzante di tutto quello che sono le Giornate».

Intervista realizzata da Oscar Cosulich

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