Domenica 1 Settembre 2020

L’intervento

Amleto e il Lido

Essere, non essere o convivere? Quest’anno al Lido Amleto si troverebbe a casa sua. La convivenza è difficile, lo sapevamo, ma a volte necessaria. Al Palazzo del Cinema ci sono più controlli che alla Malpensa (e questo potrebbe essere un problema per la Malpensa); una giornata alla Mostra vale un corso immersivo di alfabetizzazione digitale. Scansioni, registrazioni, prenotazioni, password, mail di conferma e codici a barre come se piovesse. Se perdi lo smartphone, puoi anche tornare a casa. Ma c’è anche il rovescio della medaglia a barre; le code tipo Autostrada dei fiori sono dimezzate. Silenti, distanziate, ordinate, il servizio d’ordine è un po’ deluso, si rifà piombando come un falco su chi abbassa la mascherina per un nanosecondo. Più prenotazioni ma anche più proiezioni, meno titoli e meno code. Il covid ha una una sua logica restauratrice, si respira una certa aria retrò, più élite e meno pop. Il vero simbolo dell’Anno Zero è il red carpet, una delle poche cose rosse rimaste ad attrarre le masse in crisi d’identità. Dal Muro di Berlino al Muro di Venezia: il Tappeto Rosso riservato a riflettori e telecamere segna il confine sempre più invalicabile tra lo strapotere della realtà virtuale e il declino della vita reale. Se restassimo a casa e mandassimo al Lido i nostri avatar tutto sarebbe risolto, ma un dubbio resterebbe lo stesso. Come si posta un selfie con le mascherine? Qual è il divo, e qual è il fan?    

Sempre a proposito di convivenza, la Mostra ha avuto la sua coerente apertura con Lacci, il cui merito principale, oltre alle citazioni musicali da Io la conoscevo bene, è aver mostrato come meglio non si potrebbe che Domenico Starnone e Elena Ferrante sono lo stesso scrittore. Come dicono i francesi, c’est genial.

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